Ieri, è stata una seduta particolarmente felice per le banche italiane, il cui indice a Piazza Affari ha guadagnato il 3,4%, ma con MPS a toccare il +17,55%. Proprio Siena è tornata ad emettere ieri il suo primo bond “unsecured” di tipo senior preferred dal 2014, cioè da quando ha avviato il piano di ristrutturazione. Il collocamento presso gli investitori istituzionali è avvenuto per 500 milioni e ha attirato ordini per 1,1 miliardi da parte di 100 investitori. Parliamo di una scadenza a 3 anni con cedola fissa e che alla fine ha esitato un rendimento del 4% contro il 4,25-4,375% della guidance iniziale.

La parte del leone l’hanno fatta gli investitori esteri con oltre il 68% della domanda, di cui il solo Regno Unito ha pesato per il 37,6%.

Il crollo dello spread mette le ali alle banche

E anche UBI Banca ha approfittato dell’ottimo momento sui mercati per completare il suo programma di emissioni di titoli Tier 2 al 2020. Ha collocato tra gli istituzionali un bond a 10 anni e “callable” dopo i 5 anni per 300 milioni di euro, attirando ordini per 4 volte superiori da parte di 150 attori, di cui il 66% stranieri. Rispetto a una guidance iniziale di rendimento a +510 punti base rispetto al “midswap”, ha potuto limitarsi ad offrire una cedola del 4,375% e un prezzo di emissione di 99,613, pari a un rendimento di 475 bp sopra il “midswap”. Il bond ha rating “Ba3” per Moody’s, “BB” per S&P e “BB+” per Fitch.

Rischio percepito minore, Italia ora attrae

Il forte interesse dall’estero è dovuto al clima di maggiore fiducia sull’Italia dopo che abbiamo evitato la procedura d’infrazione europea per debito eccessivo. Lo spread BTp-Bund a 10 anni è crollato fino a un minimo di 196 punti base, anche se ieri si è riportato sopra i 200 bp per le prese di beneficio degli investitori, successive alla corsa dei BTp nelle ultime sedute.

I rendimenti italiani si mostrano adesso molto allettanti, a fronte di un rischio percepito più basso. Risulta diminuito quello relativo all’uscita dell’Italia dall’euro, come si ottiene confrontando i titoli che assicurano contro il rischio default a 5 anni ed emessi alle condizioni del 2003 (ISDA 2003) e quelli secondo ISDA 2014, con questi ultimi a contemplare anche l’evento di ridenominazione dei bond in altra valuta.

A fronte di un decennale tedesco al -0,4%, quello italiano offre ancora l’1,60-65%, più che coprendo l’attuale tasso d’inflazione nell’area. I rendimenti italiani risultano positivi già dai 2-3 anni, mentre bisogna attendere oltre i 20 anni in Germania per spuntare qualche virgola sopra lo zero. Al netto delle tensioni politiche, quindi, l’Italia si mostra molto più remunerativa e per scadenze di gran lunga inferiori, esponendo a una potenziale volatilità più bassa per via della minore “duration” dei bond con rendimenti positivi. Le obbligazioni bancarie fanno gola proprio in questo scenario, perché il rally dei BTp impatta positivamente sui bilanci degli istituti, nei quali si trovano oltre 400 miliardi di titoli di stato italiani, per il 46% disponibili alla vendita.

Rendimento BTp sotto il 2%, ecco fino a quando dura il rally

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