Cosa fare con il mercato sovrano della Bolivia dopo la fine dell’era Morales? Sappiamo che i mercati finanziari non hanno mai amato l’ormai ex presidente socialista, fuggito in elicottero dal palazzo in cui ha risieduto per 13 anni per le vivaci proteste di piazza contro gli accertati brogli della sua quarta elezione di poche settimane fa. Chiediamoci se vi siano, quindi, le condizioni per ipotizzare un acquisto dei bond boliviani. Anzitutto, come quasi certamente fiuterete, si tratta di titoli “junk” o “spazzatura”.

S&P, Moody’s e Fitch assegnano loro rispettivamente i rating “BB-” con prospettive “stabili”, “Ba3” con prospettive stabili e “BB-” con prospettive negative. Parliamo, quindi, di debito speculativo.

Esistono svariate emissioni in dollari USA di titoli del debito boliviano. Il bond con scadenza 29 ottobre 2022 e cedola 4,875% (ISIN: USP37878AA69) offre attualmente un rendimento di poco inferiore al 4%. Quello con scadenza 22 agosto 2023 e cedola 5,95% (ISIN: USP37878AB43) rende circa il 4,40% e il titolo 20 marzo 2028 e cedola 4,50% (ISIN: USP37878AC26) offre un rendimento in area 3,90%. In tutti e tre i casi, le quotazioni si mostrano in calo nelle ultime settimane, pur non in misura drammatica, scontando le tensioni politiche di questa fase.

Bond emergenti in dollari e rendimenti al 30-40% per investimenti a pochi mesi

Le riserve valutarie di La Paz, pari a 5,3 miliardi di dollari alla fine di settembre, appaiono sufficienti, corrispondendo a oltre 6 mesi di importazioni, per cui dovrebbero rassicurare sulla capacità dell’economia boliviana di far fronte agli impegni assunti con l’estero. Ma questa resta eccessivamente dipendente dalle materie prime, che per natura risentono a loro volta della congiuntura internazionale. E se il cambio sostanzialmente fisso con il dollaro assicura notevole stabilità finanziaria, d’altro canto rischia di non compensare eventuali crolli delle quotazioni delle “commodities”, i quali non sembrano all’ordine del giorno, a voler essere onesti.

Prezzi bond già alti?

Le maggiori incertezze per il momento riguardano la sfera politica. Scontate nuove elezioni e probabile la vittoria di uno dei candidati anti-Morales. Ma quali saranno le ricette economiche che verrebbero applicate per il prossimo futuro? La Bolivia avrebbe bisogno di maggiore libertà economica e di risanamento dei conti pubblici. Il deficit nel 2018 si è attestato all’8,3% del pil. In generale, i “buchi” di bilancio sono apparsi nel 2014, guarda caso in coincidenza con il crollo del prezzo del petrolio, divenendo crescenti negli anni.

Sinora, grazie alla crescita soddisfacente del pil (+4,8% all’anno è la media sotto Evo Morales), il debito pubblico continua ad essere relativamente basso, non molto più alto del 50% rispetto al pil. Ma è evidente che i conti pubblici debbano migliorare e, per contro, ciò non dovrebbe rallentare i ritmi di crescita dell’economia, altrimenti il segnale per i bond sarebbe comunque negativo.

Infine, guardando ai rendimenti, notiamo come essi risultino modesti, non certamente appetibili in relazione al rischio. Il quadriennale, ad esempio, offre un premio di 270 punti base rispetto al Treasury di pari durata, capace in sé di assorbire l’atteso deprezzamento del dollaro contro l’euro entro la scadenza, ma non le eventuali tensioni che si registrerebbero sul mercato sovrano boliviano in caso di degenerazione dello scenario politico o di deterioramento delle condizioni finanziarie e fiscali. Per concludere, i mercati non avranno amato Morales, ma i prezzi dei suoi titoli del debito svelerebbero sentimenti del tutto diversi dalla paura. E la caccia internazionale alla “yield” avrà fatto il resto.

Investire in bond emergenti in valute forti?

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