Quest’anno non ci sono state nuove emissioni di BTp Italia per la prima volta dal 2012. Non è detto che da qui alla fine del 2019 il Tesoro non annunci un’asta a sorpresa, visto il cambio di aria nelle ultime settimane sui mercati e tutto a favore dei nostri titoli di stato con la nascita del governo giallo-rosso. Nello scorso autunno, il flop fu così pauroso, che in Via XX Settembre avranno pensato che meglio sarebbe stato per un po’ di tempo non lanciarsi più in simili operazioni.

Erano i mesi dello scontro tra Roma e Bruxelles sul deficit, oggi sembra tutta un’altra storia. I BTp Italia sono bond retail, cioè studiati per le famiglie e che puntano a proteggerle dall’inflazione, garantendo loro una cedola minima reale, a cui verrà sommato un tasso d’interesse pari all’inflazione del semestre, come da indice FOI dell’Istat, ad esclusione dei tabacchi.

Ecco perché per i BTp in dollari l’Italia sarebbe a rischio default, ma restando nell’euro

In circolazione ve ne sono cinque. Vediamo quanto rendano e se vi siano margini di crescita o meno delle relative quotazioni. Quello più vicino alla scadenza è il BTp Italia aprile 2020, cedola reale garantita dell’1,65% (ISIN: IT0005012783), che il Tesoro ha già in parte riacquistato sul secondario. Prezza a poco meno di 101, per cui offre qualcosa come quasi il -0,35%, considerando il rateo della cedola in pagamento a ottobre. Sembra troppo basso, ma si pensi che per la medesima scadenza il bond con cedola fissa viaggia a circa -0,30%. E appare paradossale che sia così, come del resto vedremo con i successivi BTp Italia, in quanto i rendimenti dei titoli con cedole legate all’inflazione dovrebbero risultare decisamente più bassi degli omologhi per scadenza con cedole fisse. La differenza equivarrebbe proprio all’inflazione attesa dal mercato per il periodo dell’investimento.

Rendimenti BTp Italia eccessivi rispetto alle cedole fisse

Andando avanti con il BTp Italia novembre 2022 e tasso minimo garantito dell’1,45% (ISIN: IT0005351678), notiamo che rende lo 0,05%, cioè pari, se non appena superiore al rendimento del BTp con scadenza simile. Quello che scade nel novembre 2023 e cedola minima reale dello 0,25% all’anno (IT0005312142) viaggia a poco meno dello 0,20%, anche in questo caso di un paio di punti base sopra il corrispondente rendimento del BTp con cedola fissa. E ancora: BTp Italia aprile 2024 e cedola reale minima dello 0,40% (ISIN: IT0005174906) in area 0,35%, circa lo 0,07% in più del bond con cedola fissa. Infine, il maggio 2026 e cedola reale minima dello 0,55% (ISIN: IT0005332835) poco sopra lo 0,55% contro poco meno di tale livello.

In definitiva, i BTp Italia rendono “troppo” rispetto ai BTp con cedole fisse. Due le cose: o il mercato sconta un’inflazione azzerata da qui ai prossimi 6-7 anni o non sta apprezzando adeguatamente i bond retail. Prendete il quinquennale. Se solo il mercato scontasse un’inflazione annua media in area 1%, il rendimento del BTp Italia aprile 2024 dovrebbe aggirarsi intorno al -0,70%. Chissà che non giochi un ruolo negativo nella formazione dei prezzi la scarsa appetibilità delle cedole (reali), confrontate con quelle (nominali fisse) ben più sostanziose dei titoli ordinari. Probabile, quindi, che man mano che i prezzi in Italia dovessero accelerare la loro crescita nei prossimi mesi e anni, gli investitori rivolgano lo sguardo agli strumenti di protezione dall’inflazione, ovvero i BTp Italia e i BTp-i.

BTp, rischio default (nullo) e opportunità per i risparmiatori impauriti

[email protected]