In aprile, era sceso ai minimi da 15 mesi, attestandosi a una quotazioni di 94,50 centesimi. Oggi, il BTp 2067 e cedola 2,80% (ISIN: IT0005217390) è risalito a 118,70, balzando così del 25,6% in appena tre mesi e portandosi in prossimità dei massimi record di 121, toccati nel settembre scorso e quasi replicati a inizio di quest’anno. A sostenere i prezzi è stato prima l’intervento della BCE per sostenere la liquidità sui mercati finanziari, tra potenziamento del “quantitative easing” e varo del PEPP, successivamente ci ha pensato la Commissione europea, annunciando un piano da 750 miliardi di euro per tutta la UE (“Recovery Fund”), finalizzato ad aiutare le economie dopo l’emergenza Coronavirus, con particolare riguardo a quelle fiscalmente più deboli.

I timori sulla sostenibilità del debito pubblico italiano restano tutti, ma sono stati almeno mitigati in questa fase dal pronto soccorso congiunto di Francoforte e Bruxelles. Adesso, chi volesse acquistare il BTp 2067 dovrebbe spendere 1.187 euro per ogni 1.000 euro nominali inseriti in portafoglio. Il rendimento lordo alla scadenza supera di poco il 2%, quello netto scende all’1,77%. Considerate le alternative nell’Eurozona, trattasi di livelli ancora di sommo rispetto.

BTp 2067: cedola 2,80% e maxi-rimbalzo dai minimi di aprile

Credito d’imposta quasi al 2%

La cedola del 2,80% si mostra abbastanza appetibile, ma rapportata al valore dell’investimento effettivo scenderebbe al 2,36% lordo. E al netto dell’imposizione fiscale, si ridurrebbe ulteriormente al 2,06%. Resta apprezzabile, anche se alla scadenza si dovrebbero fare i conti con la minusvalenza, data dalla differenza tra il prezzo sborsato (118,7) e quello che verrà rimborsato (100). Parliamo di un 15,75% in meno (18,7/118,7), che spalmato sui 46,6 anni di vita residua attuale del bond fa lo 0,34% di minore rendimento lordo.

Lo stato riconosce un credito d’imposta su tale minusvalenza, purché venga fruito dal contribuente entro i successivi 5 anni (al 31 dicembre 2071), attraverso una compensazione con imposte dovute su plusvalenze di natura finanziaria. Tale credito è pari all’aliquota del 12,50%, applicata al 15,75% di cui sopra.

L’obbligazionista, oggi come oggi, maturerebbe tra quasi mezzo secolo un credito verso il fisco dell’1,97%. Attenzione, perché se non ricorrono le condizioni previste, esso va perduto, di fatto aumentando l’imposizione fiscale a carico dell’investimento. Per questo, il nostro consiglio resta di prudenza nel caso di obbligazioni con prezzi molto superiori alla pari.

Il BTp 2067 si presenta come un titolo altamente speculativo per quanti volessero scommettere su una data direzione dell’obbligazionario sovrano tricolore. La sua elevata duration lo rende abbastanza volatile, sebbene a questi livelli di prezzo e in assenza di altre novità positive dirompenti da Francoforte/Bruxelles, difficile immaginare che il bond continui a salire. Anzi, l’autunno “caldo” alle porte per l’Italia dovrebbe indurci a stare attenti a non forzare la mano, a meno di non mettere in conto di tenere il titolo in portafoglio a lungo, se non fino alla scadenza.

BTp 2067, quali sarebbero i prezzi futuri agli attuali rendimenti?

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