Sta per arrivare un BTp a 100 anni dopo che ieri il Tesoro ha emesso il nuovo bond “benchmark” a 50 anni? Il BTp 2072 ha raccolto ordini per 57 miliardi di euro, a fronte dei 5 miliardi offerti. La cedola è stata fissata al 2,15% e il prezzo esitato è stato di 99,467 centesimi, per cui il rendimento lordo è risultato del 2,179%.

Ieri, a collocamento sindacato in corso, sui mercati girava voce che il Tesoro italiano stia ipotizzando il lancio di un BTp a 100 anni. Saremmo il primo tra i grandi stati al mondo a condurre un’operazione del genere.

Germania e USA si limitano ad emettere debito fino alla scadenza dei 30 anni. Il Tesoro di Washington ha sondato il mercato lo scorso anno circa la possibilità di emettere un Treasury a 50 anni, ma non ha riscosso successo. Berlino non vede la necessità di allungare eccessivamente le scadenze, non avendo problemi di costi del debito.

L’Austria è stato il paese che ha riportato negli ultimi anni il maggiore successo con l’emissione dei bond a 100 anni. Ne ha lanciati due, uno nel 2017 e uno nel giugno scorso. Entrambi sono arrivati a rendere sul mercato secondario poco più dello 0,30%. Tuttavia, Roma non è Vienna. Il nostro debito pubblico ha rating medio-bassi, appena sopra il livello “spazzatura”. Se emettessimo un BTp a 100 anni, gli investitori pretenderebbero rendimenti congrui per inserirlo in portafoglio. A differenza dei bond austriaci, infatti, non li acquisterebbero in qualità di “safe assets”, bensì per accrescere la “yield” complessiva.

Bond a 100 anni: rendimento e volatilità elevati

Alle attuali condizioni di mercato, un BTp a 100 anni non potrebbe offrire meno del 2,5%. Sarebbe un rendimento storicamente assai basso per l’Italia, ma allo stesso tempo innalzerebbe la spesa per interessi, calante ormai da diversi anni in rapporto al PIL e in valore assoluto. E i nostri conti pubblici non possono permettersi ulteriori aggravi su questa voce di spesa.

Ragioni di opportunità dissuaderebbero per il momento il premier Mario Draghi dal lanciarsi in una tale iniziativa. In questa fase, gli occhi degli investitori sono puntati su Bruxelles e Francoforte. Dopo lo stop momentaneo di Berlino alla ratifica del Recovery Fund, crescono il dubbio e l’incertezza circa la risposta fiscale comune che l’Unione Europea darà alla crisi economica e sanitaria. A questo punto, decisiva si rivela ancora una volta la policy della BCE sugli stimoli monetari, senza i quali governi come l’Italia non sarebbero capaci di rifinanziarsi sui mercati a costi sostenibili.

Un BTp a 100 anni risulterebbe eccessivamente esposto alla volatilità dei prezzi per via della sua elevatissima “duration”. E su di essa inciderebbero molto le vicissitudini politiche interne e quelle relative al debito pubblico italiano. In buona sostanza, solo partendo da livelli di rendimento molto remunerativi si alletterebbero i capitali. E non è certo che questo per ora rientri nei piani del governo.

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