All’indomani dalle elezioni amministrative, i bond turchi denominati in dollari segnalano discreti rialzi, come se il risultato del voto possa essere interpretato favorevolmente al mercato obbligazionario sovrano. Il partito del presidente Recep Tayyip Erdogan è stato sonoramente sconfitto e superato per la prima volta nei consensi dal Chp, la principale formazione dell’opposizione secolarista. Istanbul, Ankara, Smirne e altre grandi città sono rimaste nelle mani delle opposizioni o vi sono passate. Il dato che se ne trae è che l’Akp stia perdendo mordente tra il proprio stesso elettorato e persino in roccaforti come l’Anatolia Centrale.

Un crollo di popolarità dovuto essenzialmente all’alta inflazione, ancora sopra il 67%, che ha decimato il potere di acquisto delle famiglie in possesso dei risparmi in lire.

Bond turchi su, ma rischi da Erdogan

Mentre scriviamo, i bond turchi in dollari a 5 anni, scadenza 26 aprile 2029 e cedola 7,625% (ISIN: US900123CT57), guadagnano lo 0,32% e salgono alla quotazione di 101,77. Offrono un rendimento lordo del 7,30%. E i decennali, sempre in dollari Usa, con scadenza 14 febbraio 2034 e cedola 8% (ISIN: US900123AT5) si apprezzano dello 0,37% a 104 per un rendimento poco sopra il 7,50%.

La sconfitta di Erdogan divide gli analisti quanto a possibili conseguenze per la lira turca. Per Goldman Sachs sarebbe positiva per il cambio. Tuttavia, molto dipenderà dalla (capacità di) reazione del presidente. Se imponesse nuovamente alla banca centrale la sua visione sui tassi di interesse, reclamandone il taglio subito, l’effetto sarebbe devastante. Ed è quanto ci ha insegnato in questi anni nei momenti di difficoltà politica. A favore di soluzioni meno improvvisate, stavolta, depongono due condizioni: l’assenza di nuove elezioni da qui ai prossimi quattro anni e l’indebolimento della leadership di Erdogan. Forse è per questo che i bond turchi salgono, quasi a scontare la fine dell’epopea del “sultanato”. O nella speranza che il presidente abbia imparato finalmente la lezione e tratto insegnamenti per dai suoi errori.

Spartiacque elettorale per la Turchia

Le elezioni in Turchia sono spesso uno spartiacque per i mercati e, data l’importanza del voto amministrativo di domenica prossima, possono esserlo anche stavolta. Alle urne saranno chiamate decine di milioni di cittadini per eleggere i sindaci di importanti grandi città, tra cui l’area metropolitana di Istanbul e la capitale Ankara. Entrambe sono attualmente guidate dalle opposizioni. Per i bond turchi può diventare un nuovo momento della verità dopo il boom registrato a partire da dieci mesi fa e seguito al crollo accusato prima delle elezioni presidenziali. La vittoria del presidente Recep Tayyip Erdogan era stata temuta e successivamente apprezzata per via del cambio di policy attuato.

Bond turchi travolti dopo il voto del 2019

Istanbul è il test più importante e atteso. Cinque anni fa, la vittoria di Ekrem Imamoglu (oggi 52 anni), candidato del Partito Repubblicano all’opposizione (Chp). Egli era già stato sindaco di Beylikduzu, comune dell’area metropolitana. Uno schiaffo per Erdogan, nato e cresciuto nella megalopoli guidata da 25 anni dal suo partito conservatore, l’Akp. Il voto fu ripetuto qualche mese dopo su ricorso proprio dell’Akp e confermò la vittoria del sindaco di centro-sinistra. Quell’evento traumatico per la carriera politica di Erdogan portò a uno sconvolgimento di politica economica. I tassi di interesse vennero tagliati repentinamente e, a detta dei mercati, inopinatamente. Per lira e bond turchi fu un atto esiziale. Gli investitori persero la fiducia in Ankara, che fino alla primavera scorsa procedette con misure fiscali e monetarie non ortodosse.

I sondaggi dicono che a Istanbul sarebbe testa a testa tra i due principali candidati. Imamoglu ha perso parte della sua maggioranza. I curdi si presentano con un loro candidato, cosa che sta favorendo il conservatore Murat Kurum (47 anni).

Ed Erdogan non a caso ha aperto al riallaccio del dialogo con questa minoranza dopo anni di gravi tensioni. Ad Ankara la partita per Erdogan sarebbe persa. Il sindaco uscente sarebbe in netto vantaggio. Perdere Istanbul per la seconda volta, però, sarebbe un affronto. Il presidente, 70 anni, sostiene che non si ricandiderà tra quattro anni per un terzo mandato. Ma la vittoria di Imamoglu minaccerebbe la sua eredità politica. A quel punto, in assenza di alternative credibili, questi diverrebbe il candidato naturale delle opposizioni per sperare in una vittoria nazionale nel 2028.

Timori per le reazioni post-elettorali

Per questa ragione i bond turchi andranno monitorati nelle prossime settimane. Una vittoria del partito di Erdogan garantirebbe la prosecuzione dell’attuale politica economica all’insegna dell’ortodossia. I tassi di interesse resterebbe alti più a lungo per combattere l’inflazione. Viceversa, c’è il rischio che Erdogan torni a fare pressioni sulla banca centrale per ottenere un allentamento monetario a dir poco prematuro, data l’inflazione ancora al 67%. Sarebbe devastante per la lira turca, che già perde nell’ultimo anno un altro 41% contro il dollaro a seguito della svalutazione.

Gli stessi bond turchi si gioverebbero della continuità nella lotta contro l’inflazione. La scadenza in dollari a 5 anni offriva ieri il 7,41%, quella a 10 anni il 7,61%. I prezzi nell’ultimo anno sono saliti rispettivamente del 6% e del 3%. Anche il bond in dollari emesso da Istanbul nel dicembre scorso con cedola 10,50% e scadenza nel 2028 (ISIN: XS2730249997) ha messo a segno un guadagno superiore al 5% in pochi mesi, restringendo lo spread con i bond sovrani da 260 a 180 punti base. Segno che il mercato gradirebbe una svolta alla guida della città più importante del paese?

Terremoto tema centrale a Istanbul

Istanbul ha una popolazione di 16 milioni di abitanti, circa un quinto del totale in Turchia. E’ di gran lunga l’area più ricca da un punto di vista economico. Con Imamoglu la metropoli non ha fatto grandi passi in avanti, mentre nei decenni precedenti aveva cambiato il proprio volto grazie agli ingenti investimenti infrastrutturali realizzati sotto Erdogan.

E il tema centrale della campagna elettorale è il devastante terremoto che ha colpito le province del Sud. I sismologi avvertono che un simile evento può verificarsi nella città. Per questo chiedono interventi per mettere in sicurezza case e interi quartieri. L’Akp propone un piano di abbattimenti e ristrutturazioni, risultando più convincente di Imamoglu sul punto tra la popolazione impaurita e desiderosa di continuare a prosperare.

Bond turchi in cerca di spunti positivi dal voto

I bond turchi hanno bisogno di certezze, anzitutto di una banca centrale convincente e resistente contro l’inflazione. Solo così gli investimenti esteri potranno tornare ad affluire con costanza. Le riserve valutarie sono precipitate di oltre ventidue miliardi di dollari da inizio anno, ai minimi da otto mesi. La svalutazione della lira non si è conclusa, ma sarebbe ancora più dura con un’inflazione che rimanesse elevata. A sua volta, innescherebbe ulteriori pressioni rialziste sui prezzi al consumo. E senza una lira più debole la bilancia dei pagamenti andrebbe in crisi, scatenando una nuova crisi valutaria.

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