Emissione importante questa settimana sui mercati emergenti. La città metropolitana di Istanbul ha raccolto 715 milioni di dollari con un bond della durata di cinque anni e che offre maxi-cedola del 10,50% (ISIN: XS2730249997). Il prezzo di emissione è stato alla pari e già sul mercato secondario si registra un movimento leggermente rialzista. La scadenza è stata fissata per il 6 dicembre del 2028.

Il bond di Istanbul ha rating B, in linea con quello assegnato alla Turchia. Di fatto, un titolo “spazzatura”. Ricordiamo che il paese ebbe rating “investment grade” fino al 2016.

Il ritorno tra i “junk” è stato causato da diversi eventi e passi falsi commessi dal governo, in primis la gestione della politica monetaria scriteriata e l’allontanamento di Ankara dall’Occidente dopo il fallito golpe ai danni del presidente Erdogan.

Rating Turchia, outlook migliora

Sul fronte del rating, però, è arrivata alla fine di settembre una buona notizia. L’agenzia S&P ha alzato l’outlook da negativo a stabile sulla Turchia, pur mantenendo il giudizio B. Il miglioramento è dovuto all’adozione di una politica economica più ortodossa, con la banca centrale che è tornata ad alzare i tassi di interesse per combattere l’inflazione, ad allentare le restrizioni ai movimenti dei capitali e a svalutare la lira turca.

Tornando al bond in dollari di Istanbul, siamo dinnanzi a una grossa opportunità d’investimento, pur per poche tasche. Il taglio minimo è stato fissato, in effetti, a 200.000 dollari. L’emissione è stata rivolta essenzialmente agli investitori istituzionali. Anche nel caso in cui un privato volesse acquistare il titolo, sarebbe saggio che lo facesse a fronte di un portafoglio ben diversificato e, a questo punto, plurimilionario.

Potenzialità del bond Istanbul

Proprio il cambio di politica economica del governo potrebbe migliorare, comunque, il mercato sovrano anatolico. Il bond di Istanbul offre al momento un premio del 2,60% sull’emissione sovrana di pari durata.

Considerate, però, che fino ai primi mesi del 2021 i rendimenti turchi erano ben inferiori a quelli odierni, cioè a prima che Erdogan mettesse le mani sulla banca centrale, pretendendo il taglio dei tassi. In un contesto di allentamento monetario globale, i titoli emergenti ad alto rendimento finiranno probabilmente per fare gola nuovamente agli investitori, generando un loro apprezzamento.

Quando alla città metropolitana di Istanbul, essa ospita 16 milioni di abitanti, quasi un quinto di tutta la nazione. E il suo PIL equivale ad un quinto di quello nazionale. L’area è in forte crescita urbana ed economica, anche grazie agli ingenti investimenti realizzati dal presidente Erdogan nei suoi venti anni di governo.

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