Il declassamento dei bond USA rimarca ancora di più la carenza dei titoli di stato con rating tripla A. Sono pochissimi i paesi del mondo a beneficiare del voto massimo assegnato loro dalle agenzie di valutazione. Il caso più noto è la Germania, che risulta anche essere la più grande economia con la pagella più alta. Per gli investitori sarebbe il caso di sapere che anche i bond norvegesi sono considerati massimamente affidabili. Del resto, il debito pubblico dello stato scandinavo nel 2022 chiudeva a poco più del 37% del PIL.

E se consideriamo il fondo sovrano da oltre 1.300 miliardi di euro, nei fatti Oslo non solo non ha debiti, ma al netto degli asset investiti risulta a credito sui mercati per oltre il 200% del PIL.

Di solito, i titoli con rating tripla A hanno il pregio di garantire un’elevata qualità all’interno del portafoglio d’investimenti. Il rovescio della medaglia è che offrono rendimenti molto bassi. Essendo considerati safe asset, tutti accorrono a comprarli e l’alta domanda finisce per tenerne alti i prezzi e bassi i rendimenti. Nel caso dei bond norvegesi non è esattamente così. Prendete la scadenza marzo 2025 con cedola fissa 1,75% (ISIN: NO0010732555). Ieri, la sua quotazione era di 97 centesimi. Corrispondeva a un rendimento lordo alla scadenza del 4%.

Occhio a rischio di cambio

Il BTp marzo 2025 sempre ieri offriva intorno al 3,60%. Con una rilevante differenza: ha un rating significativamente più basso dei bond norvegesi. Per Moody’s, siamo un gradino sopra l’area “junk” o “spazzatura”. Com’è possibile che Oslo offra più di Roma, pur essendo un emittente fiscalmente molto più solido? Rileva il rischio di cambio. I bond norvegesi sono denominati in corone, i BTp in euro. E la corona quest’anno ha perso circa il 6,7% contro la moneta unica. Tuttavia, da fine maggio è risalita del 6,6%.

Norges Bank, l’istituto centrale, ha alzato i tassi di interesse a luglio dello 0,50% al 3,75%.

I tassi BCE sono stati portati al 4,25% nel frattempo. Tuttavia, l’inflazione in Norvegia a giugno era ancora del 6,4% contro il 5,3% di luglio nell’Eurozona. Ciò prelude a un altro aumento dei tassi norvegesi molto probabile in agosto. In teoria, questo deprimerebbe i bond norvegesi anche nelle prossime settimane e mesi. Resta da vedere, comunque, se il rally della corona proseguirà fino ad almeno a recuperare le intere perdite accusate quest’anno contro l’euro.

Bond norvegesi aiutati da petrolio e gas

Dalla sua, la corona ha una bilancia commerciale estremamente attiva, così come le partite correnti. La Norvegia sta rimpiazzando parzialmente la Russia nelle esportazioni di forniture di petrolio e gas all’Europa. E’ un partner commerciale affidabile e che sta lucrando tantissimo dall’energia, grazie a cui le casse scoppiano di salute. In altre parole, i bond norvegesi dovrebbero non solo apprezzarsi, ma risultare per gli investitori stranieri ancora più remunerativi grazie al fattore cambio.

C’è un limite a cui prestare attenzione. Il loro è un mercato poco liquido. L’intero debito pubblico della Norvegia vale sui 200 miliardi di euro. Le emissioni sono poche e infrequenti. Gli scambi sul secondario sono rarefatti, per cui potrebbe diventare un problema l’eventuale disinvestimento anticipato. Tenetelo a mente se avete voglia di entrare su questo mercato per speculare su prezzi e tassi di cambio.

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