Se in questi mesi di rincari alle stelle, i termini petrolio e gas in Europa sono diventati sinonimi di crisi, c’è uno stato del Vecchio Continente che la pensa assai diversamente. E’ la Norvegia, fuori dall’Unione Europea e orgogliosa della sua corona, che sta vivendo mesi a dir poco brillanti sul piano economico. Fornisce all’Europa circa un quarto del gas che importa, meno del 40% pre-bellico della Russia, anche se si tratta di una percentuale importante a cui aggrapparsi in tempi di austerità.

Per quest’anno, le estrazioni di petrolio e gas cresceranno dell’8% rispetto al 2021 e per l’anno prossimo saliranno ancora. Passeranno da 4,1 a 4,3 milioni di barili equivalenti al giorno.

Boom di entrate fiscali

Dovete sapere che questo angolo di paradiso è riuscito a chiudere il 2021 in attivo del 9,1% del PIL. Praticamente, non solo il governo ha coperto per intero le spese, ma ha anche registrato un enorme surplus. Come se l’Italia fosse riuscita a registrare un attivo sopra 160 miliardi di euro, per capirci. Ebbene, per quest’anno e il 2023 le cose potrebbero andare di gran lunga meglio. Questo, perché le entrate da petrolio e gas sono attese lievitare dai 33 miliardi di dollari del 2021 ai 109 del 2022 e per arrivare ai 131 miliardi del 2023.

E i norvegesi si confermano razionali ed efficienti nella gestione dei conti pubblici, tant’è che il governo laburista ha già deciso di ridurre l’ammontare di entrate dall’energia da spendere. Preleverà dal fondo sovrano, a cui vanno tutti i ricavi di petrolio e gas, 335,1 miliardi di corone per quest’anno e 316,8 miliardi il prossimo. Facendo due calcoli, nel biennio in corso lo stato maturerebbe un avanzo fiscale sui 180 miliardi di dollari, qualcosa come il 40-45% del PIL. Già il 2022, quindi, potrebbe chiudere con conti pubblici in attivo per il 20% del PIL. Sarebbe un record nella pur gloriosa storia nazionale.

Petrolio e gas alimentano fondo sovrano

L’obiettivo di Oslo consiste nel “raffreddare” un po’ l’economia nazionale per cercare di frenare l’inflazione. Ad agosto, pur in calo dai massimi dal 1988 raggiunti a luglio, è stata del 6,8%. Come molti di noi sapranno, il paese scandinavo possiede il più grande fondo sovrano al mondo, con asset gestiti per 1.150 miliardi di dollari. Esso investe in tutte le aziende quotate in borsa del pianeta, rilevandone circa l’1,5% del capitale. Siamo in presenza di un caso più unico che raro, tenuto anche conto che queste enormi risorse siano state accumulate in appena venticinque anni.

Venendo ai numeri su petrolio e gas, nel 2021 la Norvegia ha estratto 642 milioni di barili del primo, pari a 1,76 milioni al giorno, e 113 miliardi di metri cubi del secondo. Ne ha consumati per il mercato interno la media di 200.000 barili al giorno e 4,3 miliardi di metri cubi rispettivamente. Pertanto, vanta una produzione spropositatamente più elevata dei consumi, per cui ne esporta la quasi totalità. Tra l’altro, Oslo ha messo in chiaro che non accetterà alcun tetto al prezzo del gas. E’ disposta a dare una mano all’Europa aumentando la produzione, anche se sembra più per massimizzare i benefici di questa fase straordinariamente positiva per la sua industria dell’energia.

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