Anche la Banca Centrale Europea (BCE) scende formalmente in campo a sostegno degli Eurobond. La scorsa settimana, la svolta clamorosa, seppure per il momento solo vociferata, della Germania. Il cancelliere Olaf Scholz invoca la creazione di un nuovo fondo europeo alimentato da emissioni di debito comune per rispondere all’IRA, il piano dell’amministrazione Biden a sostegno della transizione energetica. Stamane, il Bollettino n.103 dell’Eurotower a firma di tre economisti spiega le ragioni per le quali l’Unione Europea dovrebbe emettere più debito sovranazionale.

Lo scrivono Tilman Bletzinger, William Greif e Bernd Schwaab.

I tre fanno riferimento al concetto di “safe asset”, che in italiano siamo anche soliti qualificare come “bene rifugio”. A loro dire, sono tre le qualità essenziali per definire un asset come “sicuro”: basso rischio default di chi lo emette, elevata robustezza delle quotazioni nelle fasi avverse dei mercati e prezzi di vendita in linea con quelli di mercato in gran parte delle condizioni (liquidità).

I tre economisti ritengono che l’Unione Europea abbia bisogno dei cosiddetti Eurobond, in quanto nel 2019 solamente per il 37% del PIL nell’area vi era debito con rating pari o superiore al rating AA. Negli USA, la percentuale era dell’89%. Il quadro cambia, spiegano, con le emissioni SURE e Next Generation EU. Le prime sono servite a sostegno dell’occupazione durante la pandemia e sono state di 100 miliardi di euro. Le seconde arriveranno a 800 miliardi entro il 2028 per sostenere la ripresa delle economie dopo la pandemia. Al 31 dicembre 2021, questi due programmi incidevano per i tre quarti dei 215 miliardi di debito emesso dall’Unione Europea.

Eurobond per reagire a guerra Russia-Ucraina

I tre osservano che gli Eurobond rendano poco più dei Bund della Germania, ma meno della media ponderata dei debiti nazionali. Si sono rivelati abbastanza resilienti nelle fasi avverse dei mercati e gli spread denaro/lettera sono andati migliorando nel corso del tempo, avvicinandosi alla media spagnola.

In sostanza, le emissioni sovranazionali nell’Unione Europea avrebbero tutte le caratteristiche per essere definite “safe asset”. E continuano nel notare quanto sia importante l’esistenza di questa categoria di obbligazioni. Il sistema finanziario ha bisogno di titoli di elevata qualità da inserire in portafoglio, spesso come collaterale di garanzia per l’ottenimento di prestiti.

Inoltre, l’assenza di un mercato dei “safe asset” ampio nel continente spinge gli investitori a spostare capitali verso gli emittenti più sicuri nelle fasi di tensione finanziaria. Ciò comporta l’ampliamento degli spread tra i debiti nazionali emessi e negoziati sui mercati. Malgrado il miglioramento sul piano della liquidità, ammettono che gli Eurobond non siano ancora un mercato talmente ampio da eliminare alcune criticità. Ad esempio, ci saranno emissioni legate al Next Generation solo fino al 2028, mentre i titoli arriveranno a scadenza almeno fino al 2058. Questa incongruenza disincentiverebbe il mercato ad adottare una precisa strategia d’investimento di lungo periodo.

In altre parole, la BCE ci spiega che gli Eurobond servano come emissioni continue, altrimenti il mercato non vi investe con convinzione. E i tre economisti lo scrivono esplicitamente quando propongono emissioni sovranazionali comuni per reagire all’impatto economico della guerra scatenata dalla Russia con l’invasione dell’Ucraina. In pratica, il paper dà manforte alla volontà del governo tedesco di tendere all’indebitamento comune per affrontare sfide cruciali per l’intero continente. Un sasso gettato da Francoforte nello stagno, destinato a fare rumore sin dalle prossime ore.

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