Nelle scorse settimane, il Guatemala ha emesso obbligazioni di stato in dollari per complessivi 1,2 miliardi, attraverso due tranche: una è relativa al bond con scadenza giugno 2050 e cedola 6,125% (ISIN: USP5015VAJ54); l’altra è un Social Bond con scadenza nell’aprile 2032 e cedola 5,375% (ISIN: USP5015VAK28), i cui proventi verranno destinati alla prevenzione, al contenimento e alla lotta contro il Covid-19. Si è trattato della prima emissione legata alla pandemia per uno stato dell’America Centrale, anzi la prima in assoluto di tipo Social nell’area e nell’intera America Latina ad essere sprovvista di garanzia da parte di organizzazioni sovranazionali.

L’importo collocato sul mercato è stato per la seconda di 500 milioni, invece di 700 milioni per la riapertura del trentennale, la cui prima emissione avvenne nel 2019.

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Ci troviamo dinnanzi a una ulteriore occasione di diversificazione del portafoglio d’investimenti. Nel dettaglio, il fatto che questi titoli siano stati emessi in valuta americana già spegne di fatto un rischio, quello di cambio, limitato alle ordinarie oscillazioni dell’euro-dollaro. Quanto all’emittente, S&P e Fitch gli assegnano il rating “BB-“, Moody’s “Ba1”, in tutti i casi con outlook “stabile”. Dunque, sono debito “junk” o “spazzatura”, la cui natura speculativa porta generalmente a grosse fluttuazioni sul mercato secondario nelle fasi di tensioni finanziarie.

Spread con Treasury elevati

Ad oggi, il Guatemala possiede un rapporto debito pubblico/pil inferiore al 30% e riserve valutarie per 16,5 miliardi dollari, in apparenza più che sufficienti a garantire al paese le importazioni per il breve termine e il pagamento delle esposizioni in valuta estera. Ci risultano emissioni sovrane totali in dollari per 3 miliardi, meno del 5% del pil, di cui in scadenza nessuna nel medio termine. In altre parole, ci sarebbero dollari a sufficienza per pagare gli interessi sulle due tranche appena emesse e che si presentano abbastanza gradevoli sotto il profilo del rendimento.

In particolare, il trentennale offre circa il 5,50%, prezzando ieri in area 110. Pur essendo sceso dai 120 di inizio marzo, segna un buon +10% su base annua, cioè rispetto alla prima emissione.

Considerando che il Treasury di pari durata si aggiri intorno all’1,35% di rendimento, qui parliamo di un premio di oltre 400 punti base o 4%. E venendo a scadenze più brevi, abbiamo che il decennale giugno 2030 e cedola 4,90% (ISIN: USP5015VAH98) renda oggi il 4,57%, praticamente anch’esso quasi 400 punti base in più dell’omologo titolo americano. In entrambi i casi, da segnalare il poderoso recupero rispetto ai minimi toccati nel tardo marzo, pari rispettivamente al 33% e al 21%, cifre davvero impressionanti per un’economia emergente marginale nel panorama internazionale. Entrambe le tranche emesse nelle scorse settimane risultano negoziabili alla Borsa del Lussemburgo, ma bisogna precisare che il lotto minimo acquistabile per il Social Bond è di 200.000 dollari, di fatto troppo alto per le tasche dei comuni piccoli investitori, un modo implicito per relegarlo alla sola comunità degli istituzionali.

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