Si allontana l’accordo tra Pakistan e Fondo Monetario Internazionale (FMI) per il rilascio di una tranche di 1,1 miliardi di dollari, già stanziata lo scorso anno e ancora oggetto di negoziazione tra le parti. Fa parte di un più ampio pacchetto di aiuti per 6,5 miliardi, deciso anni fa. E’ accaduto, infatti, che nel paese asiatico sono esplose dure proteste tra i sostenitori dell’ex premier Imran Khan e militari dopo l’arresto di questi per corruzione. La Corte Suprema ha disposto la scarcerazione, sostenendo che il fermo sarebbe avvenuto illegalmente.

Nei giorni scorsi, l’FMI aveva chiesto e ottenuto la soppressione di un provvedimento del governo per erogare sussidi alle famiglie contro il caro carburante. I bond emergenti di questo paese sono collassati da tempo.

I titoli di stato in scadenza nell’aprile 2024 e denominati in dollari (ISIN: XS1056560920) si acquistano per appena 49 centesimi, a fronte di una cedola dell’8,25%. Rapportata al prezzo, vale il 16,75% dell’investimento. Il rendimento, comprensivo della plusvalenza, è esploso sopra il 136%. E il bond, sempre in dollari, con scadenza 31 marzo 2036 e cedola 7,875% (ISIN: USY8793YAL66) è sprofondato in area 32,50 centesimi per un rendimento del 28%. In questo caso, la cedola effettiva vale il 24% dell’investimento. E ancora meglio fa il bond 8 aprile 2051 (ISIN: XS2322321964), che vale sul mercato meno di 33 centesimi e offre più del 29% di rendimento annuo. La cedola dell’8,875% qui incide per oltre il 27% della somma effettivamente investita.

Bond emergenti tra rischio default e caos (geo)politico

Dunque, bond emergenti ad altissimo rendimento, ma altrettanto rischio default. Le agenzie di rating suonano le campane a morto: CCC+ per S&P, CCC- per Fitch e Caa3 per Moody’s. Parliamo di un’economia con un’inflazione sopra il 36%, riserve valutarie appena sufficienti per sei settimane di importazioni e un cambio a -35% in un anno. Il debito estero dello stato a fine 2022 ammontava a 105,4 miliardi di dollari, il 77% di quello complessivo nazionale e pari ad un terzo dell’intero debito pubblico.

Di questi, 18 miliardi sono dovuti alla Banca Mondiale, 15 miliardi alla Banca Asiatica per lo Sviluppo e 7,6 miliardi al Fondo Monetario Internazionale. Altri 8,5 miliardi sono le esposizioni verso il Club di Parigi e ben 27 miliardi verso la Cina.

Questi bond emergenti sono ad altissimo rischio di credito, ma il default non è un’opzione così scontata come crediamo. Il Pakistan è una potenza nucleare di 231 milioni di abitanti. Possiede 165 testate, ha dissidi con l’India sui confini, buoni rapporti economici con la Cina ed è una repubblica islamica, che tra le altre cose sostiene dall’esterno il regime dell’Afghanistan. Il suo fallimento rischierebbe di scatenare una crisi geopolitica pericolosissimo in tutta l’Asia. Ciò non significa che il default non sia possibile, ma che l’FMI ci penserà due volte prima di negare ufficialmente il prestito a Islamabad.

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