E’ stato il sesto taglio dei tassi della Banca di Russia quello di venerdì scorso. Altri 25 punti base in meno e il livello degli interessi è sceso così al 6%. In otto mesi, l’istituto li ha ridotti di 175 punti base cumulati. E per VTB Capital, non sarebbe nemmeno abbastanza, perché il tasso d’interesse “neutrale”, quello che non accelererebbe e né decelererebbe l’inflazione, si attesterebbe al 5,50%. Il mercato la penserebbe così, se è vero che i rendimenti dei bond sovrani in rubli a 2 anni si aggirino proprio sul 5,50%.

L’inflazione a gennaio è scesa al 2,4%, in calo di quasi il 3% su base annua e, soprattutto, molto meno del target del 4% fissato dalla Banca di Russia. Le attese per il trimestre sono per un ulteriore indebolimento al 2,2%. Per quanto ci appaiano livelli abbastanza sostenuti, confrontandoli con quelli occidentali, per un’economia emergente non è granché e l’istituto teme sopra ogni altra cosa di perdere di credibilità nel non riuscire a centrare l’obiettivo. Ecco perché l’impostazione della politica monetaria a Mosca resterebbe accomodante anche per i prossimi mesi.

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Oltre tutto, se è vero che il Coronavirus non starebbe ancora impattando visibilmente sull’economia russa, di certo non le fa bene, avendo già zavorrato le quotazioni del petrolio, principale bene di esportazione del paese. Su base annua, ancora il cambio risulta rafforzatosi di oltre il 3% contro il dollaro. Molto positivo l’andamento dei bond, con i rendimenti a 2 anni in calo annuo del 2,25% e quelli a 10 anni del 2,10%, con i secondi scesi al 6,17%. Eppure, i guadagni per gli obbligazionisti non sarebbero finiti.

Guadagni non finiti?

Per quanto si siano apprezzati parecchio rispetto ai livelli di fine 2018, rispetto a un anno fa i rendimenti reali della curva delle scadenze risultano più elevati, nel senso che i rendimenti nominali sono scesi meno dell’inflazione.

Nel frattempo, poi, i livelli dei rendimenti globali sono letteralmente precipitati, ragione per cui è credibile ipotizzare che i bond russi offrano margini di rialzo dei prezzi, pur pagando il loro semi-isolamento dal resto dei mercati internazionali per via delle sanzioni occidentali contro Mosca.

Chiaramente, molto dipenderà dall’andamento futuro del petrolio? La Russia ha accettato, dopo giorni di opposizione, la proposta dell’alleato saudita di ridurre ancora una volta la produzione per reagire al calo delle quotazioni seguito al diffondersi del Coronavirus. La mossa offrirebbe sostegno al rublo, per quanto il governo federale si gioverebbe, in ogni caso, della flessibilità del cambio per neutralizzare gli effetti negativi di un collasso dei prezzi. Ma per il comparto obbligazionario, il cambio importa. Aspettative ribassiste terrebbero alla finestra gli investitori stranieri, a riduzione della domanda di bond e dei relativi prezzi. Viceversa, aspettative rialziste finirebbero per procrastinare i cali dei rendimenti, accentuando i guadagni degli ultimi tempi.

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