Per domani, 14 gennaio, il Tesoro ha comunicato un’asta di titoli a medio-lunga scadenza. Trattasi di BTp a 3, 7 e 20 anni. Concentriamoci su questi ultimi. Verranno emessi per un ammontare compreso tra 750 milioni e 1,25 miliardi di euro. Trattasi della quarta tranche del bond con scadenza in data 1 marzo 2040 e cedola 3,10% (ISIN: IT0005377152). Prevista un’eventuale asta supplementare di importo pari al 20% del collocamento massimo, cioè di 250 milioni. Attualmente, il titolo quota sul mercato secondario in area 116, vale a dire a quasi il 14% sopra il suo valore nominale (16/116).

Questo significa che l’entità effettiva della cedola annuale incassata risulterà più bassa. Infatti, a fronte dei 116.000 euro sganciati per acquistare, ad esempio, titoli dal valore nominale di 100.000 euro, i 3.100 euro di cedole lorde annue incassate equivarranno a un tasso d’interesse del 2,67%.

BTp marzo 2040, così giovane e già redditizio e molto promettente

Al netto dell’imposizione fiscale del 12,50%, la cedola scenderebbe al 2,34%. E così tutti gli anni, fino alla scadenza. Non male, in tempi di rendimenti azzerati o persino negativi fino alle medio-lunghe scadenze. A conti fatti, la cedola risulterebbe superiore al target d’inflazione della BCE, ad oggi “vicino, ma di poco inferiore al 2%”. In altri termini, sarebbe un investimento teoricamente in grado di conservare il potere di acquisto dei capitali.

Attenzione, però, perché alla scadenza si farebbero i conti con un rimborso inferiore all’investimento ed esattamente per quel quasi 14% di cui sopra. Questo significa che, suddividendo la minusvalenza per il numero di anni che intercorrono da oggi fino alla scadenza (poco più di 20), il rendimento effettivo scenderebbe al 2% lordo, pari a un netto dell’1,74%. E questo dato in sé non assicurerebbe la conservazione del potere di acquisto dei capitali investiti, anche se di alternative migliori e a parità di rischio, non ve ne sarebbero in giro, a meno di non puntare su mercati esteri, tra cui quello americano, ma assumendosi un rischio di cambio non indifferente.

Disinvestimento anticipato

E se volessimo rivenderlo prima della scadenza? Possibile, ovvio. Ma dovremmo fare i conti, in quel caso, con i prezzi vigenti sul mercato. Considerate che la “duration” del bond sia oggi di 15,59 anni, cioè il prezzo salirebbe/scenderebbe del 15,6% nel caso il rendimento scendesse/salisse dell’1%. E la volatilità è stata piuttosto marcata per questo BTp dal suo debutto nel giugno scorso, passando da una quotazione minima di poco sopra la pari a una massima di 126,2 di tre mesi più tardi, ripiegando successivamente al valore sopra indicato.

Infine, per quanto riguarda il grado di liquidità degli scambi, non possiamo considerarci soddisfatti, se è vero che il controvalore mensile nell’ultimo trimestre del 2016 si sia attestato a meno di 70 milioni di euro, circa un centesimo del totale emesso sinora dal Tesoro. Ma parliamo di un titolo giovane, con alle spalle solamente 7 mesi di vita. Chi lo ha comprato alle aste, quindi, ha avuto sin qui poco tempo per rivenderlo. E con le emissioni di nuove tranche, la liquidità sul secondario dovrebbe crescere. Né, va detto, gli spread denaro-lettera lasciano pensare a un “gap” tra domanda e offerta, muovendosi nell’ordine di qualche decimo di punto percentuale, un livello assai basso e rassicurante per entrambi i lati del mercato.

Cosa succedei ai BTp nel 2020?

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