In queste ore, il Tesoro sta emettendo la prima tranche del nuovo titolo di stato a 10 anni, il BTp con scadenza 1 aprile 2031 e cedola 0,90%. L’importo offerto è compreso nella forchetta tra 4 e 4,5 miliardi di euro, mentre 1,35 miliardi sarà l’importo massimo per l’asta supplementare. Il titolo prenderà il posto del BTp dicembre 2030 e cedola 1,65% (ISIN: IT0005413171) come “benchmark”. Ieri, esso offriva il rendimento lordo dello 0,87%.

BTp€i 2030, cosa ci segnala l’asta di ieri

Nei fatti, la cedola del BTp 2031 sarà in linea con il rendimento preteso dal mercato per la scadenza italiana a 10 anni.

Questo lo rende appetibile agli occhi del Tesoro, che eviterà con le nuove emissioni di pagare agli obbligazionisti un tasso d’interesse maggiore, pur incassando di meno del BTp 2030 rispetto al valore nominale del bond. In effetti, ieri il BTp dicembre 2030 prezzava a 107,30, per cui lo stato incasserebbe 73 milioni di euro in più su ogni 1 miliardo offerto sul mercato, ma dovendo spendere ben 16,5 milioni per pagare le cedole agli obbligazionisti.

Cedola bassa, volatilità più alta

Invece, con la cedola allo 0,90%, verosimilmente oggi il Tesoro incasserà qualcosa attorno al valore nominale del bond, sborsando solamente 9 milioni in interessi per ogni 1 miliardo di indebitamento. E dal punto di vista dell’investitore? La cedola più bassa rende il titolo un po’ più volatile, dato che nel caso in cui il rendimento tornasse a salire, servirebbe che il prezzo scendesse maggiormente del BTp 2030 per adeguarsi.

In termini di puro rendimento alla scadenza, l’uno o l’altro bond appaiono sostanzialmente indifferenti. Ma per gli investitori non necessariamente cassettisti, la musica cambia. Il BTp 2030, partendo da un interesse cedolare più alto, riuscirebbe a tenere il prezzo nelle fasi avverse.

E sarà la volta anche della terza tranche del BTp 1 febbraio 2026 e cedola 0,50% (ISIN: IT0005419848) per 2-2,5 miliardi, oltre a 500 milioni per l’asta supplementare.

Ieri, questa scadenza offriva lo 0,39% e prezzava a 100,60. Dovremmo attenderci un’emissione sopra la pari, dunque, che infliggerebbe una minusvalenza alla data fissata per il rimborso, pur solamente di circa lo 0,60%, qualcosa come appena lo 0,11% su base annua.

I rischi dei BTp con cedola alta

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