Un anno fa, al debutto come nuovo governatore della BCE, Christine Lagarde aveva aperto all’ipotesi che l’istituto potesse destinare i suoi acquisti a favore delle obbligazioni eco-compatibili, così da favorire la svolta ambientale in atto nel mondo. In quell’occasione, si sentì ribattere dal governatore tedesco Jens Weidmann che non sia compito della politica monetaria discernere tra settori dell’economia, colpendone alcuni a beneficio di altri. Oggi, lo stesso capo della Bundesbank sembra avere cambiato grosso modo idea.

In un articolo pubblicato dal Financial Times, scrive che

l’Eurosistema dovrebbe considerare di acquistare solamente le obbligazioni o accettarle come collaterale per obiettivi di politica monetaria se i loro emittenti soddisfano alcuni obblighi di natura ambientale

Weidmann aggiunge che a tal fine la BCE dovrebbe usare solo i rating delle agenzie che includono nei loro criteri di valutazione anche fattori ambientali. Al contempo, chiede ai governi di aumentare le tasse sulle emissioni inquinanti e di avvalersi di schemi “cap and trade”. Infine, ribadisce che non sia compito dell’Eurosistema penalizzare o promuovere certe industrie.

Si direbbe che la Bundesbank abbia cambiato idea. Del resto, a settembre la BCE aveva svoltato in maniera decisa, quando comunicò che avrebbe acquistato green bond e che li avrebbe accettati come collaterale di garanzia per elargire prestiti.

Green bond, è svolta alla BCE: saranno acquistati e accettati come collaterale

La svolta con la Germania

Il cambio di passo del tedesco forse non è arrivato del tutto casuale. A settembre, la Germania ha emesso il suo primo green Bund a 10 anni, raccogliendo 6,5 miliardi. Un paio di settimane fa, è arrivato il bis con una seconda emissione verde a 5 anni per 4,6 miliardi. L’ingresso di Berlino sul mercato green ha stravolto le prospettive. Essendo un grosso emittente e fungendo da “benchmark” per il mercato europeo, la Germania avrebbe aperto la strada al boom senza più indugi di questo segmento obbligazionario.

L’Italia ha annunciato nelle scorse settimane che emetterà un primo BTp verde entro i prossimi mesi. Francia, Olanda e Polonia hanno già collocato da tempo i loro rispettivi green bond. A differenza dei titoli di stato ordinari, questi prevedono l’impegno del governo a utilizzare i proventi per l’abbattimento delle emissioni inquinanti. Con l’avallo sostanzialmente avvenuto da parte della Germania, la BCE avrebbe campo libero nei prossimi mesi per ricalibrare i suoi programmi monetari secondo criteri di tipo ambientale.

Per quanto la Bundesbank abbia ribadito la necessità che Francoforte non distorca il mercato, il solo fatto che le agenzie di rating dovrebbero tenere conto nelle loro valutazioni anche di fattori come il rispetto dell’ambiente, implica che stati, banche e aziende verranno giudicati in maniera un po’ diversa da oggi. Il debito corporate e sovrano potrebbe in un futuro non lontano risultare non più acquistabile dalla BCE, nel caso in cui gli emittenti non soddisfacessero i criteri minimi green previsti. Non sarà affatto una svolta neutrale sul piano degli interessi industriali e geopolitici in ballo. Rischiano non solo gli stati più indietro nella loro all’inquinamento, ma anche le società più piccole e meno capaci di investire nella difesa dell’ambiente. I rischi per un’economia come quella italiana sono dietro l’angolo.

Primo green bond della Germania venduto al -0,46%, spartiacque per il mercato

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