La cedolare secca diventa meno conveniente per alcune categorie e scompare per altre. Con la legge di Stabilità per il 2020, diverse le novità in materia di locazione immobiliare. Anzitutto, cos’è la cedolare secca? Trattasi di un regime di tassazione opzionale e alternativo a quello ordinario, che in Italia è stato introdotto a partire dal 2011. Esso consente al proprietario dell’immobile locato a scopo abitativo di versare al fisco un’aliquota fissa del 21% sui canoni riscossi nell’anno solare, anziché applicare le aliquote Irpef, che come sappiamo variano dal 23% al 43%, a seconda del reddito dichiarato.
E sui canoni concordati è stata prevista un’aliquota secca ancora più bassa, inizialmente al 19% e successivamente del 10%. Trattasi di quei contratti stipulati tra inquilino e proprietario nelle realtà urbane ad alta intensità abitativa e sulla base di massimali per metro quadrato, fissati da accordi sottoscritti tra i rappresentanti delle due categorie con l’obiettivo di calmierare gli affitti in quartieri e città molto affollati. La tassazione più che dimezzata mira proprio a incentivare il ricorso a questi accordi, così da fare l’interesse sia degli inquilini che dei proprietari di case.
Cedolare secca: aumenti in previsione
Ebbene, dall’anno prossimo la cedolare secca sui canoni concordati salirà dal 10% al 12,5%. Il governo si difende, sostenendo giustamente che senza il suo intervento, l’aliquota sarebbe salita al 15% sulla base degli aumenti già previsti dalla normativa in materia. Vero, ma non sarebbe stato opportuno trovare il tempo e qualche spicciolo per evitare la stangata? Non è l’unica. A pagare il conto del mancato intervento dell’esecutivo saranno anche i piccoli commercianti. Lo scorso anno, la manovra finanziaria aveva introdotto per il solo 2019 la cedolare secca del 21% sui canoni percepiti in relazione alla locazione degli immobili di categoria C1 (negozi e botteghe).
Caro affitto e in nero
Non risultano novità, per cui dovremmo supporre che l’unico regime fiscale disponibile dall’1 gennaio 2020 tornerà ad essere quello ordinario anche per i negozi. In realtà, la legge si mostra già quest’anno assai restrittiva, consentendo ai proprietari di avvalersi della cedolare secca solo per immobili fino a 600 metri quadrati e in relazione a contratti stipulati a partire dal 15 ottobre 2018, onde evitare che il regime più favorevole sia usufruito anche per i contratti in corso. Di fatto, l’intento positivo è stato sminuito, consentendo a pochi di avvalersi di questa tassazione più leggera.
Ad ogni modo, con le (non) novità di questa legge di Stabilità, a pagare saranno gli inquilini delle città più densamente popolate e, quindi, dai costi per la casa più cari, oltre che i piccoli negozi, già decimati dalla crisi. L’aumento delle aliquote o l’impossibilità di usufruire di aliquote più basse comporterà due conseguenze indesiderabili: lieviteranno i costi degli affitti e crescerà la tentazione di sfuggire al fisco, affittando in nero. Attenzione a pensare che i vantaggi della cedolare secca siano perlopiù a favore dei proprietari. La normativa prevede, infatti, che qualora questi si avvalgano di questo regime impositivo, l’inquilino stesso non dovrà pagare l’imposta di registro e non potrà subire alcun aumento del canone per tutta la durata del contratto.
In altri termini, più disincentiviamo il ricorso alla cedolare secca, maggiori i danni che subirebbero anche gli inquilini. Dovremmo estendere tale facoltà, rendendola un’opzione disponibile sempre, quale che sia la tipologia dell’immobile concesso in locazione. Solo così elimineremmo del tutto il nero e avremmo una maggiore offerta di immobili, specie nelle aree in cui ve n’è maggiormente bisogno, andando a contrappesare il rischio che il proprietario si assume con l’accensione del contratto, vale a dire di trovarsi di fronte a un inquilino moroso.
Affitto con cedolare secca: quali sono i vantaggi per l’inquilino?