Per quale motivo risvegliare un virus che era rimasto dormiente per quasi 50 mila anni nel permafrost? Una combo di scienziati provenienti da Francia, Germania e Russia in realtà ne hanno svegliati ben sette. Siamo impazziti? Ci ha dato di volta il cervello?
Dopo quanto visto con il Covid-19, invece di debellarli, ci mettiamo ora anche a resuscitarli? Cosa sta succedendo a questi scienziati, coloro che dovrebbero mostrare una maggiore razionalità rispetto a noi comuni mortali? In realtà le cose non stanno proprio così: facciamo chiarezza.
Virus risorto dopo ibernazione nel permafrost
Sono 13 i virus che gli scienziati sono riusciti a individuare dai prelievi fatti in Siberia. Sette di questi sono stati “resuscitati”, ossia sequenziati per essere studiati e completare quindi quelle che sono le ricerche sul genoma virale. Uno di questi virus risorti aveva addirittura 48.500 anni. Ad ogni modo, da questa breve sintesi abbiamo già risposto al quesito che ci eravamo posti nell’incipit di questo articolo. Questi scienziati sono forse pazzi? La risposta è no. In realtà, il lavoro svolto in laboratorio serve proprio affinché non capitino altre sciagure come quella accaduta nel 2019 in Cina. Studiare il nemico, conoscerlo per combatterlo.
È questa in sostanza la tattica che da sempre si usa contro i virus. Questi microbi sono molto pericolosi, avvertono gli scienziati. Il cambiamento climatico potrebbe causare il rilascio di questi virus, ecco perché è fondamentale portarli in laboratorio, riattivarli e studiarli. In sintesi, secondo gli scienziati l’aumento delle temperature potrebbe sciogliere i ghiacci siberiani e portare questi virus nuovamente nel mondo. Ciò comporterebbe un rischio enorme per la salute, poiché si tratterebbe di virus ignoti. Ecco quindi la scoperta fondamentale del team di ricerca: studiare nel dettaglio i virus riattivati per capire quali sono le minacce che portano.
La ricerca pubblicata
Lo studio del team di ricerca è stato pubblicato il 10 novembre su BioRxiv, e attende il vaglio della comunità scientifica.
A quanto pare, le cose stanno andando proprio in questa direzione, pur non disdegnando una guerra ogni tanto, in perfetto human style.
“La situazione potrebbe essere molto più disastrosa nel caso di malattie vegetali, animali o umane causate dalla riattivazione di un vecchio virus sconosciuto. Ogni nuovo virus, anche legato a famiglie conosciute, richiede quasi sempre lo sviluppo di risposte mediche molto specifiche, come nuovi antivirali o vaccini“.
Questo il quadro paventato dagli scienziati. Lo scioglimento del permafrost e la continua industrializzazione che porta a un’aumento della popolazione nell’Artico, sono tutti fattori che favoriranno il proliferarsi di questi microbi. Siamo stati avvertiti.