Per la riforma pensioni, lo stop alle cessione del credito per tutti gli incentivi edilizi potrebbe essere una buona notizia.

Come spiega il quotidiano La repubblica, infatti, il Governo avrebbe deciso tale intervento per recuperare risorse proprio per le pensioni.

In tutto ci sarebbero a disposizione 30 miliardi di euro da utilizzare per due delle riforme più attese dell’anno in corso.

Parliamo ovviamente di quella previdenziale e della fiscale per la quale gli importi degli assegni saranno più alti.

La decisione politica che arriva come una doccia fredda

Giorgia Meloni ha spiegato che il Superbonus ha creato gravi problemi se si considerano tutte le truffe.

È costato infatti circa 2000 euro a famiglia e proprio per questo il Governo ha deciso di dire basta. Da oggi in poi per tutti i bonus edilizi non ci sarà più lo sconto in fattura ma solo la possibilità di recuperare una parte di quanto speso mediante detrazione.

Questa notizia, però, ha suscitato malumori soprattutto tra le imprese del settore edile. La Cna di La Spezia è preoccupata. Ha spiegato infatti che con il nuovo provvedimento si rischia “un tracollo per le imprese più concreto che mai”. Inoltre, ha aggiunto che un altro rischio concreto è che molti lavori già avviati rischino di fermarsi a metà.

Il nuovo decreto, ha sottolineato inoltre la Cna, è stato approvato “ignorando un confronto con il sistema delle imprese che da tempo sollecitano un tavolo, per superare la fase di profonda incertezza intorno ai meccanismi dei bonus generata dalle continue modifiche normative”.

Per questi motivi è necessario, ha spiegato infine, che ci sia un intervento urgente del Governo in forma diretta quale compratore dei crediti o con il coinvolgimento di Cdp mediante cartellarizzazione dei crediti.

Per la riforma pensioni, strada spianata

La strada per la riforma pensioni sarebbe tutta in salita ora che il Governo ha deciso per lo stop della cessione dei crediti.

A disposizione, infatti, ci saranno 30 miliardi di euro che si potranno inserire nel prossimo Def.

Intanto per quanto concerne le pensioni per le donne si sta ragionando sulla possibilità di introdurre uno sconto di quattro mesi per ogni figlio sull’età pensionabile per l’assegno di vecchiaia. Ciò fino ad un massimo di dodici mesi cosicché si potrebbe andare in pensione a 66 anni invece di 67. Con le nuove risorse, inoltre, ci potrebbero anche essere le tanto reclamate modifiche a Opzione Donna.

Per quanto riguarda i giovani, invece, per i contributi puri si sta valutando la possibilità di estendere il diritto all’integrazione al minimo. Così facendo si tuteleranno quelli che andranno in pensione con un assegno non adeguato al costo della vita. E infine, il terzo obiettivo è l’addio alla legge Fornero. In merito a ciò, i sindacati chiedono di scendere a 62 anni o a 41 anni di contributi.

Infine con la riforma fiscale ci saranno imposte più basse ma non per tutti. Il piano è quello di creare tre scaglioni Irpef con diverse aliquote. Esattamente del 23% per redditi fino a 15 mila euro, del 27% per quelli dai 15 ai 50 mila e del 43% per i redditi sopra i 50 mila euro. Ne beneficerebbero, quindi, coloro che hanno un reddito tra i 35 e i 40 mila euro che sono i penalizzati della nuova rivalutazione.

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