Non solo gli ha fatto vincere lo scudetto, ma ora McTominay, per i tifosi McFratm, sta per diventare elemento di ulteriore guadagno per De Laurentiis. Ebbene sì, a Napoli non bastava amare un giocatore. Ora lo si brevetta. Quando la passione diventa più creativa del marketing, ecco che nasce qualcosa di unico. È il caso di McFratm, nuovo idolo cittadino con un soprannome che sembra uscito da un menù fusion tra Scozia e Spaccanapoli. Un nome che fa sorridere, certo, ma che da oggi ha anche un peso giuridico: il Napoli ha deciso di registrarlo come marchio ufficiale. Sì, proprio così.
Non si tratta di uno scherzo tra amici o di una gag da spogliatoio: è un’operazione seria, strategica, e – perché no – un po’ visionaria.
Chiunque conosca la città sa bene che l’ironia è parte integrante del tessuto urbano. Se un giocatore entra nelle grazie del pubblico, da lì in poi può succedere di tutto. Un’esultanza diventa coreografia, un vezzeggiativo diventa un grido da stadio. McFratm è nato così: da un’uscita scherzosa, una battuta tra calciatori, un gioco tra l’accento scozzese e l’affetto napoletano. Ma come tutte le cose che nascono per caso a Napoli, ha preso vita propria, è cresciuto, è diventato bandiera.
McFratm diventa brand: quando il soprannome vale oro
Nel cuore dei tifosi, McFratm non è solo un calciatore. È diventato una specie di supereroe partenopeo con la faccia da vichingo gentile e la grinta da scugnizzo. E allora perché non trasformarlo anche in una linea di prodotti? L’idea è tutt’altro che banale: trasformare una trovata virale in un marchio registrato, protetto, tutelato e pronto per finire su zaini, tazze, magliette, forse anche su panini gourmet o costumi da bagno a tema.
Non è ancora chiaro se uscirà davvero un “McFratm Burger” al bar dello stadio, ma se accadesse, nessuno si stupirebbe.
Del resto, nel calcio moderno il marchio non è solo un simbolo. È capitale, è leva commerciale, è strumento di affiliazione. Il Napoli lo sa bene. E se un giocatore diventa iconico, tanto vale cogliere l’occasione prima che lo facciano altri. Registrare McFratm significa proteggere un’idea, ma anche rafforzare un’identità. Non è solo marketing. È storytelling in salsa partenopea.
McFratm e Napoli: un amore che sa di strategia
Non serve fare dietrologie per capire che la mossa del club ha anche uno scopo ben preciso: fidelizzare. Se è vero che oggi il tifoso è anche cliente, tanto vale offrirgli ciò che ama sotto forma di prodotto. Il volto sorridente del centrocampista scozzese con il cuore napoletano diventa così testimonial involontario di una filosofia che unisce spontaneità e calcolo.
La leggerezza con cui nasce McFratm non va confusa con superficialità. Al contrario: serve intuizione per riconoscere il potenziale emotivo di un nome nato da una battuta. Serve tempismo per registrarlo prima che qualcuno lo faccia per scherzo. E serve anche un certo spirito partenopeo per pensare che una parola mezza in dialetto, mezza in inglese, possa diventare simbolo di appartenenza.
In questo, il Napoli ha dimostrato di saper leggere il momento, il linguaggio dei tifosi, i segnali dei social e soprattutto il desiderio collettivo di affezionarsi a qualcosa di unico.
Tra merchandising e affetto: McFratm come specchio della città
Napoli è una città che trasforma in poesia anche le contraddizioni. E McFratm, per quanto sembri un ossimoro linguistico, ne è la sintesi perfetta. Non è solo un prodotto, è un segnale. Dice ai tifosi che la società li ascolta, che capisce i loro codici, che è pronta a cavalcare l’onda dell’identificazione senza passare per operazioni forzate. Non si tratta di vendere una tazza con una faccia sopra. Si tratta di dare forma a un sentimento.
Ironico, affettuoso, improvvisato: McFratm è tutto questo, ma è anche l’esempio concreto di come si possa fare comunicazione senza perdere l’anima. È un piccolo caso di marketing calcistico che però racconta molto più di un bilancio o di una strategia commerciale. Racconta un rapporto. E se il calcio moderno rischia di diventare troppo freddo, ecco che arriva un McFratm qualunque a ricordarci che c’è ancora spazio per il calore umano, anche nei marchi registrati.
Che poi, tra un allenamento e un’intervista, magari McTominay non ha ancora capito bene perché lo chiamino così. Ma se anche non lo saprà mai, a Napoli poco importa: ormai McFratm è diventato patrimonio popolare. Marchiato, certo. Ma con affetto. Piccola nota a piè di pagina. Con il termine “fratm” si indica in italiano “fratello mio”, peccato che in napoletano la grammatica esatta sarebbe “fratemo”. Vabbè, son dettagli!
Riassumendo.
- Il Napoli ha registrato il marchio McFratm nato da un soprannome diventato virale tra i tifosi.
- L’operazione trasforma un gioco di spogliatoio in merchandising ufficiale e identità affettiva.
- Con McFratm il club dimostra attenzione al sentimento popolare e abilità strategica.