Di orario di lavoro ridotto si parla da tempo e già da mesi i sindacati spingono sul governo per diminuire la quantità di ore lavorate settimanalmente a parità di trattamento salariale attraverso i rinnovi dei contratti. Mentre impazzano gli esperimenti sulla tanto rivoluzionaria settimana corta, a ottobre 2022 i sindacati discutevano di come portare avanti queste novità, applicandole con le nuove contrattazioni. Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil, e Maurizio Landini, il leader della Cgil, si sono appellati a Uil e Cisl per valutare i provvedimenti da chiedere al nuovo esecutivo.

La richiesta di un orario di lavoro ridotto a parità di stipendio (o con aumenti per salvaguardare il già devastato potere d’acquisto dei lavoratori) prosegue con i sindacati del legno arredo (Filca, Fillea, Feneal), ma anche quelli bancari e alimentaristi. Queste le proposte per il rinnovo dei contratti di specifici settori.

Orario di lavoro ridotto, la richiesta per specifici settori

Il desiderio, la richiesta e la necessità di flessibilità, di lavoro agile o soluzioni ibride, ma anche di orario lavorativo ridotto è nato in tempo di pandemia. Costretti a lavorare chiusi in casa e messi di fronte ai vantaggi dello smart working, ci siamo resi conto che concilia più efficacemente lavoro e vita personale. Il mondo del lavoro evolve e i lavoratori diventano, per fortuna, sempre più consapevoli di necessità e diritti. Se il lavoro agile non è applicabile per tutti i settori, dato che lavorare da casa non è sempre possibile, si vagliano continuamente altre possibilità come la già citata settimana corta.

Arrivando quindi alle richieste per i rinnovi dei contratti, i sindacati del legno arredo, Filca, Fillea, Feneal vorrebbero ottenere una riduzione dell’orario pari a circa 12 giorni all’anno. I bancari chiedono una riduzione di 10 ore al mese, quasi 16 giorni all’anno, con un aumento del salario di 435 euro sul triennio per adeguarsi al costo della vita.

Infine, gli alimentaristi spingono per 24 giorni di lavoro in meno all’anno e un aumento di 300 euro su un quadriennio. C’è poi il settore delle telecomunicazioni, tra operatori telefonici che licenziano e crisi generale, per il quale sarebbero salvifici degli aumenti. I sindacati stanno però pensando di contenere la richiesta di aumenti in cambio dell’orario lavorativo ridotto, aiutando così a salvare anche molti posti di lavoro.

Lo scenario possibile

L’idea dell’orario di lavoro ridotto, magari accompagnato a un adeguamento salariale, verrebbe incontro alle tante richieste dei lavoratori e segnerebbe un’importante svolta, ma le ottime idee spesso si scontrano con la loro realizzabilità. Il problema di questi possibili accordi è la sostenibilità economica: le richieste dei sindacati hanno un costo considerevole. Non prevedono poi, in alcun modo, riduzioni salariali in cambio di meno ore di lavoro. Non solo, l’orario ridotto tende anche a scontrarsi con il problema della produttività in Italia, non a livelli funzionali.

L’opinione comune è che, grazie alle coraggiose realtà che sperimentano novità a tema come la settimana corta, presto ci saranno i dati su cui basare un discorso concreto. Al momento il modello proposto dai sindacati dei settori discussi, secondo gli esperti, non è di facile applicazione sulle ampie platee.