Non solo settimana lavorativa corta, ma anche giornata lavorativa da 7 ore. Sono tante le innovazioni nel mondo del lavoro di cui si parla senza sosta, tutte accumunate da un solo semplice concetto: lavorare meno per lavorare meglio. Così, mentre impazza il bisogno e il desiderio di maggiore flessibilità, riscoperti durante la pandemia e divenuti non negoziabili per riprenderci tutti in mano un po’ nella nostra vita, si discute di nuove forme di lavoro. All’estero viene ampiamente messa alla prova la settimana corta, ovvero un giorno in meno di lavoro mantenendo, possibilmente lo stesso stipendio.

Qualcuno la sta già sperimentando in Italia e, nel frattempo, il Governo Meloni spinge quest’innovazione.

C’è però un’altra novità appena approdata in Italia: la giornata lavorativa da 7 ore. L’ha introdotta una grande maison della moda. Scopriamo perché.

Giornata lavorativa da 7 ore: l’iniziativa di Bulgari

Il concetto alla base della scelta di Bulgari, ovvero proporre la giornata lavorativa da 7 ore, risponde alla grande necessità di questi tempi. Lavorare meno, lavorare tutti, lavorare meglio e guadagnare di più. Un mantra che (in parte e un tempo) è stato uno degli slogan della sinistra, poi diventato argomento di battaglia dei sindacati, ora cavallo di battaglia di un’azienda simbolo del lusso. La novità verrà applicata nel grande stabilimento di Bulgari a Valenza, nell’alessandrino. Circa 200 dei 600 lavoratori qui impiegati per due anni lavoreranno 7 ore al giorno anziché 8.

Il salario? Rimarrà assolutamente lo stesso di quando lavoravano 8 ore al giorno. Come commentato da Maurizio Cantello, segretario Fiom Alessandria:

«La riduzione dell’orario di lavoro nasce per ragioni organizzative: Bulgari sta infatti investendo nel raddoppio dell’impianto. Tra due anni impiegherà 1.200 persone. I cantieri ci hanno costretti a ripensare i turni e siamo riusciti a siglare un accordo innovativo».

Al momento la Cgil è riunita a Rimini per il 19esimo congresso nazionale e per discutere, tra i tanti temi, nuove modalità di organizzazione del lavoro.

Tra queste spiccano proprio la tanta chiacchierata settimana corta, ma anche la giornata lavorativa da 7 ore come soluzione alternativa.

Una sperimentazione per il tempo di due anni

Come dicevamo, una giornata lavorativa da 7 ore non permette solo di lavorare meno, ma anche di lavorare meglio. Gli esperti sono chiari: più abbiamo tempo per noi e le nostre necessità quotidiane, meno passiamo la vita al lavoro, più siamo felici e quindi produttivi. Chi lavora troppe ore tutti i giorni è più stanco, meno lucido, meno felice e quindi lavora peggio. Una semplice correlazione causa-effetto che in Italia sembra essere regolarmente ignorata a favore di vecchie mentalità imprenditoriali.

E, in effetti, in Italia si lavora decisamente di più rispetto ad altri Paesi in Europa. Secondo i dati della Camera del Lavoro, noi italiani lavoriamo circa 1.669 ore l’anno rispetto a una media europea di 1.559 ore. Che si lavori peggio, proprio a causa di ciò, è dimostrato dai dati della produttività del Made in Italy: i peggiori in Europa. In questo senso, la flessibilità di orario sul lavoro è diventato un tema da analizzare seriamente. I primi esempi di settimana corta riguardano il settore finanziario: Intesa Sanpaolo è stata la prima a proporre 4 giorni da 9 ore lavorative. Come commentato da Maurizio Cantello:

«La riduzione dell’orario di lavoro in Bulgari è sperimentale e durerà per due anni, ma siamo convinti che mantenendo la stessa produttività, o perfino migliorandola, riusciremo a rinnovare l’accordo anche per il futuro».

La proposta di Michelin a Cuneo

Una novità in termini di orario arriva anche alla Michelin a Cuneo che propone turni da 6 ore. Questa novità nasce per cercare di stabilizzare i lavoratori somministrati in part-time. Lo spiega Salvatore Ricciardi, Rsu della fabbrica Michelin a Cuneo:

«Abbiamo siglato un accordo, in via sperimentale, per tre mesi, per cercare di stabilizzare i lavoratori somministrati in part-time portando i turni a sei ore.

La filiera automotive è sotto stress. Così creiamo le condizioni per garantire l’occupazione e anche la produttività».

Insomma, i vantaggi della flessibilità per tutti, non solo per il lavoratore ma anche per l’azienda stessa, iniziano a essere lampanti.