La flessibilità è il tema caldo del momento. Dopo lo smart working in piena pandemia e l’indesiderato ritorno in ufficio dopo, il lavoro ibrido si è assestato come modalità di lavoro perfetta. Ideale per chi cerca la flessibilità, non troppo vincolante per l’azienda, pare essere la soluzione del futuro agile. Senza flessibilità, ormai, non si va da nessuna parte: inutile resistere e imporre vecchi schemi lavorativi ormai sorpassati. Lo dimostra l’ondata di dimissioni che sta stravolgendo il mondo del lavoro a livello sia nazionale che internazionale.

L’ambiente lavorativo è troppo rigido, non permette di conciliare la professione con la vita personale, non offre possibilità di crescita e non è al passo coi tempi? Non importa quanto la crisi imperversi, verrà lasciato in favore di un altro più a misura di benessere. Com’è giusto che sia.

Le aziende, quindi, non possono che scegliere due strade: fare inutile resistenza e perdere forza lavoro o adottare il cambiamento. Un cambio di mentalità che dimostra come un dipendete felice – quindi non sfruttato, spremuto come un limone e inchiodato sempre nella stessa posizione – produca di più e meglio. In questo panorama, sorge spontanea una domanda: è meglio lo smart working o il lavoro ibrido? Lo svela un nuovo sondaggio del Pew Research Center condotto negli Stati Uniti.

Smart working VS lavoro ibrido: il sondaggio

Secondo il sondaggio americano, condotto per indagare se il lavoro ibrido sia meglio dello smart working tout court, la risposta è chiara. Negli Stati Uniti il 41% di chi svolge un lavoro che può essere completato da remoto sceglie di lavorare comunque alcuni giorni da casa e altri in ufficio. Quindi tantissimi dicono no al lavoro solo in ufficio, che oggi riguarda solo il 24% degli intervistati. Modalità che puzza sempre più di stantio e spreca tempo prezioso al lavoratore con spostamenti e orari fissi, ma sì a una precisa modalità di flessibilità.

La preferenza per il lavoro ibrido, quindi, è in aumento rispetto al 35% del 2022. La percentuale dei lavoratori in solo in smart working è diminuita: dal 43% del febbraio 2022 al 35% di febbraio 2023. La quota di coloro che non ricorrono quasi mai al lavoro da remoto è rimasta pressoché invariata passando dal 22% del gennaio 2022 al 24% a febbraio 2023.

Perché il lavoro ibrido ha tanto successo

Spiegare perché il lavoro ibrido piace più dello smart working è semplice. Basta basarsi, in prima battuta, sulle risposte date da chi ha partecipato al sondaggio del Pew Research Center. Se lo smart working garantisce la possibilità di conciliare lavoro e vita privata, costringe però a un isolamento dai colleghi che, alla lunga, logora. Il lavoro ibrido, invece, concilia questi aspetti. Assicura infatti i vantaggi del lavoro da remoto per alcuni giorni, permettendo di coltivare le relazioni in altri. Il lavoro ibrido, inoltre, assicurerebbe benefici per la salute.

Secondo un’indagine condotta da Iwg su oltre 2.000 lavoratori, chi lavora in modalità ibrida ha la possibilità di dedicare in media 4,7 ore la settimana all’esercizio fisico. Un aumento rispetto alle 3,4 ore precedenti la pandemia. Ciò avviene anche perché si eliminano spostamenti inutili da e per il luogo di lavoro. Il secondo vantaggio è che permette alle persone di dormire di più. Il sonno in più ricavato con il lavoro ibrido ammonterebbe  a 71 ore guadagnate. Ovvero, tre giorni di sonno in più all’anno. Con questa modalità di lavoro, inoltre, migliorano anche le abitudini alimentari. Il 70% degli intervistati dice di riuscire a preparare una colazione sana ogni giorno. Il 54% ha più tempo per la preparazione di pasti equilibrati durante la settimana.

Gli effetti sulla produttività

Non solo benefici per la salute, ma anche per il lavoro. Una ricerca condotta dalla Stanford Graduate School of Business svela che il lavoro ibrido stimola anche la produttività.

Come detto prima, un lavoratore che ha tempo per se stesso, per dormire, mangiare bene e fare attività fisica, è felice e lavora meglio. Niente di rivoluzionario, quindi, ma sono comunque conferme importantissime. La produttività dei soggetti osservati nella ricerca, grazie al lavoro ibrido, è cresciuta del 3%-4%. L’effetto a cascata è importante. Meglio si lavora, più tempo si risparmia, più tempo rimane per la vita privata. La salute mentale ringrazia.

Dati importantissimi da tenere a mente, soprattutto mentre i colossi come Amazon, Apple, Disney e Meta cercano di riportare i lavoratori in ufficio almeno qualche giorno a settimana. Una mossa che potrebbe rivelarsi giusta solo se ben ponderata.