La flessibilità è il tema caldo del momento. Dopo lo smart working in piena pandemia e l’indesiderato ritorno in ufficio dopo, il lavoro ibrido si è assestato come modalità di lavoro perfetta. Ideale per chi cerca la flessibilità, non troppo vincolante per l’azienda, pare essere la soluzione del futuro agile. Senza flessibilità, ormai, non si va da nessuna parte: inutile resistere e imporre vecchi schemi lavorativi ormai sorpassati. Lo dimostra l’ondata di dimissioni che sta stravolgendo il mondo del lavoro a livello sia nazionale che internazionale.
Le aziende, quindi, non possono che scegliere due strade: fare inutile resistenza e perdere forza lavoro o adottare il cambiamento. Un cambio di mentalità che dimostra come un dipendete felice – quindi non sfruttato, spremuto come un limone e inchiodato sempre nella stessa posizione – produca di più e meglio. In questo panorama, sorge spontanea una domanda: è meglio lo smart working o il lavoro ibrido? Lo svela un nuovo sondaggio del Pew Research Center condotto negli Stati Uniti.
Smart working VS lavoro ibrido: il sondaggio
Secondo il sondaggio americano, condotto per indagare se il lavoro ibrido sia meglio dello smart working tout court, la risposta è chiara. Negli Stati Uniti il 41% di chi svolge un lavoro che può essere completato da remoto sceglie di lavorare comunque alcuni giorni da casa e altri in ufficio. Quindi tantissimi dicono no al lavoro solo in ufficio, che oggi riguarda solo il 24% degli intervistati. Modalità che puzza sempre più di stantio e spreca tempo prezioso al lavoratore con spostamenti e orari fissi, ma sì a una precisa modalità di flessibilità.
Perché il lavoro ibrido ha tanto successo
Spiegare perché il lavoro ibrido piace più dello smart working è semplice. Basta basarsi, in prima battuta, sulle risposte date da chi ha partecipato al sondaggio del Pew Research Center. Se lo smart working garantisce la possibilità di conciliare lavoro e vita privata, costringe però a un isolamento dai colleghi che, alla lunga, logora. Il lavoro ibrido, invece, concilia questi aspetti. Assicura infatti i vantaggi del lavoro da remoto per alcuni giorni, permettendo di coltivare le relazioni in altri. Il lavoro ibrido, inoltre, assicurerebbe benefici per la salute.
Secondo un’indagine condotta da Iwg su oltre 2.000 lavoratori, chi lavora in modalità ibrida ha la possibilità di dedicare in media 4,7 ore la settimana all’esercizio fisico. Un aumento rispetto alle 3,4 ore precedenti la pandemia. Ciò avviene anche perché si eliminano spostamenti inutili da e per il luogo di lavoro. Il secondo vantaggio è che permette alle persone di dormire di più. Il sonno in più ricavato con il lavoro ibrido ammonterebbe a 71 ore guadagnate. Ovvero, tre giorni di sonno in più all’anno. Con questa modalità di lavoro, inoltre, migliorano anche le abitudini alimentari. Il 70% degli intervistati dice di riuscire a preparare una colazione sana ogni giorno. Il 54% ha più tempo per la preparazione di pasti equilibrati durante la settimana.
Gli effetti sulla produttività
Non solo benefici per la salute, ma anche per il lavoro. Una ricerca condotta dalla Stanford Graduate School of Business svela che il lavoro ibrido stimola anche la produttività.
Dati importantissimi da tenere a mente, soprattutto mentre i colossi come Amazon, Apple, Disney e Meta cercano di riportare i lavoratori in ufficio almeno qualche giorno a settimana. Una mossa che potrebbe rivelarsi giusta solo se ben ponderata.