Quante volte capita di dire, o di sentir dire da amici, parenti, colleghi, ‘ci sentiamo più tardi perché ora ho una riunione’. Il famoso meeting aziendale, quello che ci siamo sempre chiesti se abbia davvero una utilità: la risposta è finalmente arrivata, e anche da fonti piuttosto autorevoli, come Shopify, lo strumento di e-commerce più diffuso online, o Meta, la società di Zuckerberg che controlla i social Instagram e Facebook i servizi di messaggistica WhatsApp e Messenger.

Per questi colossi del web, i meeting di lavoro non sono solo inutili, ma addirittura nocivi per la produttività dei singoli dipendenti.

Il modello zero meeting per un lavoro meno stressante

Pian piano le aziende iniziano a capire che l’efficienza lavorativa non è direttamente proporzionale alle ore lavorate (quindi non significa che più ore sto in ufficio più rendo) ma dipende strettamente dalla qualità della vita e del lavoro stesso.

Un dipendente subissato di meeting di lavoro sarà costretto ad interrompere le sue attività, perdendo concentrazione ed energie, difficili da recuperare appieno.

In generale, le riunioni settimanali, specie con manager e responsabili, risultano frustranti per via del costante confronto; questo stress è una delle principali cause per cui diversi dipendenti decidono di licenziarsi.

Una situazione che non giova certo alle aziende che, si stima, perdano fino a 100 milioni di dollari l’anno per via di riunioni non urgenti, dove anziché produrre si mangiano pasticcini e sandwich nel tentativo di contrastare il sonno che inevitabilmente sopravviene nell’ascoltare notizie, dati e informazioni non interessanti e utili per la maggior parte dei partecipanti.

La soluzione? Semplice, abolire i meeting di lavoro non necessari: la politica zero meeting, che probabilmente sarà presto ripresa da un numero sempre maggiore di realtà lavorative.

D’altronde le evidenze ci sono già, come dimostrano diversi studi, uno su tutti quello della Neoma Business School.

Secondo l’analisi del Professore Vijay Pereira, condotta in 76 aziende in tutto il mondo, con il coinvolgimento di oltre 1000 dipendenti, l’assenza di meeting i lavoro produce effetti positivi, migliorando l’autonomia lavorativa e incentivando la cooperazione.

Verso una nuova concezione del lavoro

Da tempo è ormai noto che le aziende più performanti sono quelle in cui lavoratori godono di una ottima qualità di vita, all’interno e all’esterno dell’ufficio. Google fu pioniere in questa tendenza, a partire dall’inizio degli anni 2000, seguita poi da numerose altre realtà.

Tuttavia, alcuni elementi di fondamentale importanza, come gli orari di lavoro e i meeting restavano una costante fissa. La pandemia, e la conseguente necessità di rimodellare il lavoro sui nuovi standard imposti dalle restrizioni, hanno portato ad una valutazione radicale di tutti gli aspetti che possono ottimizzare l’efficienza produttiva.

Tra i primi risultati, oltre alla politica zero meeting, troviamo anche un ridimensionamento delle ore di lavoro, la cosiddetta settimana corta.

Anche in questo caso i progetti pilota, in diverse parti del mondo, hanno prodotto risultati entusiasmanti, con fatturati aumentati e volontà, sia dei dipendenti che delle aziende, di non tornare al vecchio sistema.

Un mondo del lavoro sempre più costruito intorno alle esigenze di chi rappresenta il vero fulcro di ogni tipo di attività: il lavoratore.