Intervista-bomba al Financial Times, rilasciata dall’ormai ex CEO del World Economic Forum (WEF), Klaus Schwab. L’uomo ha raccontato di un accordo con l’attuale numero uno della Banca Centrale Europea (BCE), Christine Lagarde, per rimpiazzarlo al più tardi entro gli inizi del 2027, in anticipo di dieci mesi rispetto alla fine ufficiale del mandato. Tra i due sarebbe avvenuto un incontro ad inizio aprile, nel corso del quale è stato concordato che Lagarde prenderà il suo posto. Per tale ragione, lascerebbe in anticipo Francoforte, anche se non prima di avere centrato stabilmente il target d’inflazione del 2%.
Già pronto l’appartamento per Lagarde
A tale scopo Schwab avrebbe già fatto allestire un appartamento a Villa Mundi, nei pressi del Lago di Ginevra, per consentire alla francese di lavorare in Svizzera.
Il WEF è un’organizzazione che riunisce il gotha economico e finanziario mondiale. E’ stato fondato proprio da Schwab nel 1971 in qualità di accademico. Da tempo c’è grande insofferenza tra i suoi stessi uomini perché lasci il posto a qualcun altro. Il tedesco si era ripromesso di recente di dimettersi entro il 2027, ma ad aprile è stato costretto ad anticipare l’addio sulle accuse anonime rivoltegli per malversazioni e che egli ha sempre respinto con fermezza. Ha nominato ad interim l’ex CEO di Nestlè, Peter Brabeck-Letmathe.
Dimissioni anticipate tema politico europeo
La possibile nomina di Lagarde non è una novità assoluta. Se ne discute ufficiosamente da settimane. Il governatore della BCE fa già parte del board del WEF sin dal 2008.
L’istituto ha poco fa smentito l’ipotesi delle dimissioni anticipate, sostenendo che ella sia intenzionata a portare a compimento il suo mandato. Sta di fatto che l’intervista di Schwab non arriverebbe per caso. Sarebbe un modo per smuovere le acque e capire le reazioni del mondo politico e dell’establishment comunitario.
La successione di Lagarde è una questione non secondaria. Il suo mandato scadrà nell’ottobre del 2027 ed è iniziato nell’ottobre del 2019. Le trattative tra i governi per giungere alla nomina partiranno non prima della primavera tra due anni. Ovviamente, se la francese comunicasse con largo anticipo (non potrebbe essere altrimenti) che intende traslocare al WEF entro gli inizi del 2027, il negoziato partirebbe già dal prossimo anno. E c’è la sensazione che questa interruzione abbia i connotati di una fuga. Da cosa? Dalle proprie responsabilità.
Diversi passi falsi da inizio mandato
Da quando Lagarde ha assunto le redini della BCE, l’Eurozona ha attraversato un po’ tutte le sventure possibili: il Covid prima, seguito immediatamente dopo dalla guerra russo-ucraina, il boom dell’inflazione e ora i dazi. L’ex direttore del Fondo Monetario Internazionale è considerata un “consensus builder” più che una vera leader alla Mario Draghi. Le si rimprovera l’incertezza con cui all’inizio reagì alla pandemia (“non siamo qui a chiudere gli spread”) e l’incapacità di prevedere la forte instabilità dei prezzi al consumo, scambiata per fenomeno “transitorio”.
Incertezza sui tassi BCE
Che Lagarde voglia smontare le tende per evitare di fallire ancora e confermare i dubbi sulla sua gestione monetaria? Il prossimo 5 giugno il board della BCE dovrebbe esitare l’ottavo taglio dei tassi di interesse in un anno. I “falchi” capeggiati dalla Bundesbank chiedono una pausa fino a settembre, mentre la Banca di Francia si schiera da tempo con le “colombe”. Il governatore François Villeroy de Galhau sostiene che “il processo di normalizzazione monetaria non si sarebbe completato” e punta sul dato dell’inflazione francese a maggio, stimato allo 0,6% e ai minimi dal 2020.
Ad aprile l’inflazione nell’Eurozona è scesa al 2,2%, restando pur sempre sopra il target del 2%, il quale verrebbe agganciato stabilmente nel 2026 per le previsioni della BCE. Il sondaggio mensile realizzato da Francoforte tra i consumatori vede le aspettative d’inflazione a 12 mesi salire dal 2,9% al 3,1%. Tuttavia, le aspettative a 3 e 5 anni resterebbero ferme rispettivamente al 2,5% e al 2,1%. Numeri che confermano l’incertezza del momento, aumentata a causa dei dazi americani. La stessa Lagarde teme di ripetere l’errore del 2022, quando sottovalutò l’inflazione. D’altra parte, rischia di sottovalutare il rischio opposto.
Lagarde tentata di mollare
I dazi avrebbero effetti depressivi sui prezzi nel breve periodo e rialzisti nel medio-lungo. La politica monetaria guarda ad un orizzonte di 12-18 mesi, per cui deve evitare di concentrarsi eccessivamente sui dati immediati. Ma una comunicazione confusa – e qui Lagarde non ha mai brillato – rischia di disancorare le aspettative dei mercati. Se la BCE si prendesse una pausa sui tassi con l’inflazione in calo sotto il 2%, potrebbero mettersi in moto forze capaci di deprimere la crescita dei prezzi al consumo anche nel medio-lungo periodo. Da questo punto di vista Davos appare più rassicurante. E anche più proficua: dai 466.000 euro di stipendio del 2024, Lagarde percepirebbe 1 milione di franchi prendendo la guida del WEF.