Investire in oro con i bond AngloGold-Ashanti 8,50%

Il terzo gruppo minerario mondiale ha emesso una nuova obbligazione in dollari ad alto rendimento. Il crollo delle quotazioni dell’oro potrebbe essere un’occasione di investimento in titoli del settore
11 anni fa
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La corsa all’oro sembra finita, ma molti non se ne sono ancora accorti. Da inizio anno il prezzo del metallo giallo ha perso il 25% del valore. Solo due anni fa sfiorava i 2.000$/oz, mentre ora quota ben al di sotto di 1.400$/oz preoccupando non poco gli operatori del mercato dei metalli preziosi. Fra questi vi sono anche importanti società attive nell’estrazione e nella commercializzazione di oro grezzo, come la sudafricana  AngloGold-Ashanti , terzo più grande produttore al mondo, con 65mila dipendenti, che ha recentemente collocato sul mercato obbligazionario un bond da 1,25 miliardi di dollari attirando su di sé l’attenzione di molti investitori.

La compagnia, nata nel 2004 dalla fusione fra la AngloGold e la Ashanti Goldfields Corporation è diventata uno dei più importanti player mondiali in grado anche di condizionare le quotazioni dell’oro sul mercato. Nel 2012 il gruppo ha realizzato la sua migliore performance della storia, con ricavi per 6,3 miliardi di dollari, il doppio rispetto al periodo ante crisi, vendendo milioni di once d’oro al prezzo medio di 1.078$/oz e attirando così investitori da ogni angolo del mondo.

 

Obbligazioni AngloGold Ashanti Holdings Plc 8,50% 2020, dettagli e analisi

Le obbligazioni in dollari della AngloGold Ashanti sono fra le più gettonate dai grossi fondi di investimento americani e dai professionisti che da sempre ritengono le attività aurifere un porto abbastanza sicuro a parità di rischio nel settore high yield. [fumettoforumright]Recentemente AngloGold Ashanti Holdings Plc ha emesso un titolo da 1.250 milioni di dollari destinato a investitori qualificati che è andato letteralmente a ruba. Il nuovo bond decennale è stato interamente sottoscritto da investitori di tutto il mondo a fronte di una domanda che ha superato i 4 miliardi di dollari e offre una cedola fissa del 8,50% su base semestrale che viene corrisposta il 30 Luglio e il 30 gennaio di ogni anno fino al 2020, data di rimborso.

Il bond (Isin US03512TAD37) è di tipo senior unsecured e viene trattato sul mercato regolamentato del Nasdaq e sul mercato non regolamentato Otc al prezzo indicativo di 100,50 per tagli minimi di 2.000 dollari (circa 1.500 euro) con multipli aggiuntivi di 1.000. L’obbligazione offre un rendimento del 8,35% circa e può essere richiamata a partire dal 30 Luglio 2016 al prezzo di 106,385. Secondo fonti finanziarie, l’emissione è stata ben accolta dal mercato soprattutto perché AngloGold Ashanti ha deciso di utilizzare i proventi del collocamento per ridurre il debito, in particolare riacquistando mediante tender offer il bond AngloGold Ashanti  convertibile 3,50% in scadenza prossimo anno (Isin XS0430548056) e offrendo agli obbligazionisti un premio del 1,5% sopra la pari. L’offerta permetterà di mantenere inalterato l’azionariato della società e di sostenere le quotazioni del titolo azionario listato su tutte le più importanti piazze finanziarie del mondo.

 

Il calo del prezzo dell’oro fa salire i rendimenti dei bond AngloGold Ashanti Holdings

 

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Detto ciò, è opportuno osservare che, a seguito del profondo ritracciamento delle quotazioni dell’oro, anche i rendimenti dei titoli AngloGold Ashanti  ne hanno risentito, soprattutto sulla parte lunga della curva. Ad esempio, il bond AngloGold Ashanti 5,375% scadenza 2020 (Isin US03512TAA97), omologo di quello appena emesso ma con cedola più bassa, da inizio anno ha perso 15 punti rendendo adesso a scadenza il 7,90% lordo. E lo scenario potrebbe anche peggiorare dopo che l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha declassato a BB+ con outlook stabile il debito del gruppo aurifero seguendo di poco le mosse della sorella Moody’s. Una decisione giustificata – secondo gli analisti – dal profondo calo delle quotazioni dell’oro che difficilmente torneranno verso i 2.000 dollari nel breve-medio periodo. Anzi, è più probabile che scenderanno verso i 1.000 dollari nel giro di 4-5 anni – dice Ric Deverell, responsabile analisi delle commodities per Credit Suisse – perché si intravvedono sempre più consistenti segnali di ripresa dell’economia globale e questo porta inevitabilmente a sottopesare gli assets difensivi per eccellenza, come l’oro e il franco svizzero.

Visione che appare già ampiamente scontata da AngloGold Ashanti che resta comunque uno dei maggiori player del metallo giallo a livello mondiale e che ha già pianificato di svalutare e cedere assets per 2,6 miliardi di dollari quest’anno in previsione di un lungo periodo di assestamento della domanda di oro. I vertici, in occasione della pubblicazione del report semestrale di bilancio, hanno anche rivisto il piano industriale e finanziario per cercare di rpeservare i margini operativi. Il che non significa che la società sia in crisi – prosegue Dervell – ma semplicemente che sta rallentando la produzione per adeguarsi alla debolezza della domanda, anche perché l’oro rimane sempre e comunque un “safe heaven” e in tutti i tipi di mercato, dopo consistenti rialzi ci sono sempre dei periodi dove il prezzo cala drasticamente. Come nel 2008 quando il prezzo dell’oro calò del 34% passando da 1.032 a 681 dollari. A oggi, quasi tutti i grandi fondi di investimento hanno già liquidato posizioni importanti scommettendo in una ripresa del mercato azionario, per cui ulteriori profondi cali non ce ne dovrebbero essere.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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