La Francia è sempre più una maionese impazzita: il premier Bayrou evita la sfiducia grazie a Le Pen

La Francia entra in una nuova fase di instabilità politica con la mozione di censura presentata dai socialisti contro il governo Bayrou.
2 settimane fa
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Francia in preda all'instabilità politica
Francia in preda all'instabilità politica © Licenza Creative Commons

Ah, les français! Cosa c’era di più facile del prendersi gioco dell’Italia per la sua proverbiale instabilità politica. Ora che le parti in commedia sono cambiate, in Francia iniziano a comprendere cosa significhi navigare a vista. Ieri, il governo del premier centrista François Bayrou è sfuggito ad un altro agguato parlamentare. L’Assemblea Nazionale ha votato la mozione di censura presentata niente di meno che dai socialisti e che, però, ha ottenuto solo 189 voti a favore. Ne servivano 100 in più per passare. Per sua fortuna il Rassemblement National, cioè il partito di Marine Le Pen, non si è accodato alla gauche.

Dunque, il governo può sì tirare un sospiro di sollievo, ma solamente momentaneo. Ed è lampante più che mai che sia nelle mani della destra sovranista.

Instabilità politica si aggrava

I socialisti di Olivier Faure hanno deciso di sfiduciare Bayrou dopo che il negoziato per ammorbidire la contestatissima riforma delle pensioni è naufragato. Il premier è stato nominato dal presidente Emmanuel Macron nel dicembre scorso dopo che il predecessore Michel Barnier era stato sfiduciato a nemmeno tre mesi dall’insediamento. Aveva promesso alla sinistra, ma anche alla destra, di rivedere le leggi sulla previdenza per andare incontro alle richieste dell’Assemblea. Ad oggi, zero risultati.

Nuovo bilancio “incubo” per Bayrou

La verità è più drammatica. Bayrou ha il compito gravosissimo di salvare la Francia dalla bancarotta. Ha ereditato un deficit al 5,8% del Pil e che quest’anno scenderà solamente al 5,4% nelle stime del governo. Probabile che sarà un po’ più alto. Il debito pubblico tende al 115% e vale sui 3.300 miliardi, avendo superato le dimensioni di quello italiano.

Entro qualche mese dovrà trovare 40 miliardi di euro tra tagli alla spesa pubblica e aumenti delle tasse. Il tutto per impedire che il disavanzo fiscale galoppi. Tra l’altro, la Francia è sotto procedura d’infrazione UE per deficit eccessivo. Anch’essa si è impegnata ad aumentare la spesa militare al 5% del Pil. E i mercati hanno smesso di graziarla come negli anni passati. I suoi rendimenti sono ormai molto vicini a quelli dell’Italia e superiori a quelli spagnoli.

Non è difficile capire le parole del portavoce del governo, secondo cui approvare il nuovo bilancio sarà un “cauchemar” (“incubo”). In effetti, i lepenisti non lo hanno salvato gratuitamente. Il loro leader Jordan Bardella ha spiegato che la mancata sfiducia di ieri non significa che in futuro non possa avvenire. Anzi, ha persino chiesto al presidente Macron di sciogliere l’Assemblea e indire nuove elezioni generali. Un’instabilità politica che covava da tempo e che è esplosa nel giugno dello scorso anno con le elezioni anticipate indette dall’Eliseo dopo la scoppola ricevuta alle elezioni europee. Ne è scaturito un’Assemblea frastagliata e in cui nessun gruppo politico dispone della maggioranza assoluta dei seggi.

Socialisti cedono a Mélenchon

Ma il voto di ieri segna un aggravarsi di tale instabilità politica. Bayrou si è retto finora dal tacito accordo tra lepenisti e socialisti.

I secondi non avevano seguito fino a poche ore fa l’alleato radicale di France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, il quale sin dall’inizio invoca nuove elezioni e che già a gennaio aveva presentato una propria mozione di censura. Il clima è diventato infuocato. A microfoni spenti Bayrou avrebbe parlato di “tradimento”, riferendosi ai socialisti. E questi avrebbero replicato che non faranno più sconti all’esecutivo.

In queste condizioni, approvare il nuovo bilancio appare impossibile. Quello di quest’anno è stato varato con mesi di ritardo e avvalendosi dell’art.49.3 della Costituzione, che consente di aggirare il voto parlamentare. Un caos di cui Macron è il principale, se non unico, responsabile. Lo pensano gli stessi francesi, che al 77% bocciano il suo operato per un sondaggio condotto da Ifop per Le Journal du Dimanche. E verso Bayrou la bocciatura sale all’80%. Dati che svelano quanto sia impopolare l’attuale governo, contro cui il tiro al piccione è diventato uno sport fin troppo facile.

Mercati temono instabilità politica

Le Pen è stata temporaneamente messa fuori dai giochi con l’interdizione ai pubblici uffici a seguito della condanna per distrazione di fondi pubblici europei. Una sentenza che in tanti giudicano politica e che avrebbe dovuto ridurre l’instabilità politica francese, inducendo il suo partito a non votare la sfiducia per l’impossibilità di correre per l’Eliseo nel caso di dimissioni anticipate di Macron. Ma nel frattempo la crisi è deflagrata a sinistra, dove i socialisti non riescono più a sostenere la linea del dialogo con il governo, incalzati dall’ala più radicale e più popolare in termini di consenso. Ecco perché le agenzie di rating suonano la sveglia e i mercati da oltre un anno hanno posto fine all’eccezione francese.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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