Forse è esagerato parlare di doccia fredda, anche se i dati sull’inflazione nell’Eurozona per il mese di novembre non sono andati dove avremmo voluto. L’indice dei prezzi al consumo nell’area è salito del 2,2% su base annua, mentre è sceso dello 0,3% su ottobre. Le attese erano per un dato invariato al 2,1%. Nel dettaglio, i servizi hanno registrato rincari medi del 3,5% (dal 3,4% del mese precedente) e ai massimi dall’aprile scorso. Il dato “core”, al netto di energia e generi alimentari freschi, è rimasto al 2,4%.
Taglio dei tassi BCE ormai remoto
Con questo dato sull’inflazione ancora sopra il target del 2% nell’Eurozona, quasi certamente la Banca Centrale Europea (BCE) non annuncerà alcun nuovo taglio ai tassi di interesse.
Non era nell’aria già prima della pubblicazione odierna, figuriamoci adesso. A rilevare non è soltanto il dato medio, quanto la dispersione delle percentuali attorno ad esso. Ricordiamo, infatti, che l’Eurozona è l’unione monetaria tra 20 stati differenti. Saliranno a 21 da gennaio con l’ingresso della Bulgaria nell’euro.

Ecco cosa ci raccontano le cifre degli uffici statistici nazionali. A novembre, l’inflazione annuale secondo l’indice armonizzato risultava:
- sotto 2% in Italia, Francia, Cipro e Finlandia (4)
- sopra 2% Belgio, Germania, Grecia, Malta, Olanda, Portogallo e Slovenia (7)
- sopra 3% Irlanda, Spagna, Lettonia, Lituania, Lussemburgo e Slovacchia (6)
- sopra 4% Estonia, Croazia e Austria (3)
In pratica, a fronte del 2,2% medio d’inflazione nell’intera Eurozona, abbiamo che i prezzi al consumo sono cresciuti meno del 2% solo in 4 stati. Sono lievitati sopra il 2% in ben 16 stati, di cui in 7 tra il 2% e il 3%, in 6 tra il 3% e il 4% e in 3, addirittura, sopra il 4%.
Solo soffermandoci sulle grandi economie, troviamo che l’inflazione risulti molto bassa solamente in Italia (1,1%) e Francia (0,8%), mentre è molto alta in Austria (4,1%) e Spagna (3,1%). Resta sopra il target in Belgio, Germania e Olanda, in tutti al 2,6%.
Inflazione accelera in 9 stati
C’è un altro dato che allontana il taglio dei tassi. A novembre si è registrata un’accelerazione dell’inflazione annuale dentro l’Eurozona in ben nove stati: Belgio, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Croazia, Lussemburgo, Austria e Portogallo. Eclatante il caso di Atene, dove la crescita è schizzata dall’1,6% al 2,9%. Il calo ha riguardato solo otto stati: Spagna, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Olanda, Slovenia e Slovacchia. Stabile in tre: Francia, Cipro e Finlandia.
Se passiamo dalle variazioni annuali a quelle mensili, ci sono stati cali in undici stati: Germania, Estonia, Irlanda, Francia, Italia, Cipro, Lettonia, Malta, Olanda, Portogallo e Finlandia. In questo caso, spicca il -3,3% di Malta. I prezzi sono rimasti invariati in tre stati (Grecia, Spagna e Slovenia) e aumentati in sei: Belgio, Croazia, Lituania, Lussemburgo, Austria e Slovacchia.
Inflazione nell’Eurozona resta sopra target
Manca un trend generalizzato che possa prospettare un calo dell’inflazione nell’Eurozona attorno o sotto il target. Questo è un problema per la BCE, dato che ogni governatore centrale gode a turno del diritto di voto.
E quando ben sedici di loro rappresentano economie con tassi d’inflazione sopra il 2% e diversi persino sopra il 3-4%, difficile immaginare che si possa formare nel Consiglio una maggioranza favorevole all’ulteriore allentamento monetario.
Emblematico il caso della Germania. La Bundesbank è notoriamente su posizioni da “falco”. A maggiore ragione lo diventa in casi come questi, visto che l’inflazione tedesca a novembre era al 2,6%, in ulteriore crescita dal 2,3% di ottobre e sempre più lontana dal target. Italia e Francia possono permettersi di reclamare tassi più bassi, in quanto nelle rispettive economie l’inflazione è molto inferiore all’obiettivo da mesi. La conferma delle difficoltà di impartire un’unica politica monetaria per venti economie non sempre omogenee riguardo ai principali dati macroeconomici.
giuseppe.timpone@investireoggi.it


