Oggi può diventare una giornata storica per la Bulgaria, che dall’inizio dell’anno prossimo entrerebbe nell’euro. Si attende la pubblicazione in queste ore del report dell’Unione Europea, che risponderà alla richiesta di Sofia presentata a febbraio sul soddisfacimento dei criteri di convergenza. Se l’esito sarà positivo, come sembra alla vigilia, l’unione monetaria si allargherà al suo 21-esimo membro. Altri 6,4 milioni di persone si aggiungeranno ai circa 350 milioni già esistenti. Ma non tira una bell’aria nello stato orientale.
Timori sull’aumento della povertà
Nei giorni scorsi, migliaia di persone sono scese in piazza per esternare la loro opposizione all’ingresso della Bulgaria nell’euro.
Da formazioni nazionaliste a quelle di sinistra, passando per la minoranza russa, in tanti temono un forte balzo del costo della vita e l’incremento della povertà. Secondo Eurobarometro, la rilevazione semestrale dell’UE, il 51% dei bulgari nel periodo aprile-maggio risultava contrario. Era il 49% nell’ottobre-novembre dello scorso anno. Dunque, il governo di centro-destra starebbe andando contro il sentimento comune.
Referendum in Bulgaria sull’euro?
Il presidente socialista Rumen Radev ha balenato l’ipotesi di indire un referendum per fare decidere ai cittadini sull’ingresso della Bulgaria o meno nell’euro. Da pochi mesi è entrata a far parte dell’area Schengen, quella per la libera circolazione delle persone. Il Paese fa parte dell’UE dal 2007. Ad oggi rimane il membro più povero con un Pil pro-capite di 16.100 euro a fine 2024, il 66% della media dell’area a parità di potere di acquisto. Tuttavia, il miglioramento è visibile negli ultimi 20 anni. Dall’ingresso nell’UE il Pil pro-capite è salito dal 15% ad oltre il 40% della media continentale in termini nominali.
Da cosa nascono i timori? Molti cittadini credono che con l’adesione all’euro il costo della vita in Bulgaria si conformerà a quello delle economie con standard più elevati. Le polemiche in Croazia di questi anni sembrano dare loro ragione. Zagabria fa parte dell’unione monetaria dal 2023 e l’inflazione è stata da allora più alta rispetto alla media dell’Eurozona, seppure non in misura eclatante: 9,3% contro 6,8% fino all’aprile scorso. Tuttavia, anche nei 16 mesi precedenti il bilancio era stato a suo sfavore: +16% contro +12%.
Inflazione bulgara più alta
Nella stessa Bulgaria l’inflazione negli ultimi 5 anni è stata del 38% contro una media del 22% nell’Eurozona. I timori si rivelerebbero infondati. A dirla tutta, poi, da decenni il cambio è ancora alla moneta unica ad un rapporto di 1,95 lev contro 1 euro. Di fatto, la sovranità monetaria non esiste più da molto tempo. L’unico compito della banca centrale consiste nel mantenere tale cambio, adeguandosi ai tassi di interesse della BCE.
C’è da dire, però, che la popolazione bulgara dall’ingresso nell’UE è diminuita di 1,2 milioni, che non è poco partendo da 7,6 milioni di abitanti. Nel periodo considerato sono aumentati gli emigranti di 770 mila unità a quasi 1,7 milioni. Risultano aumentati anche gli immigrati di 120 mila unità. Il tasso di fertilità, pur restando basso, sale costantemente dall’inizio del millennio e si è portato a 1,81 figli per donna dagli 1,44 del 2006.
Bulgaria nell’euro? Serve prudenza
Malgrado i forti miglioramenti, lo scetticismo verso l’euro in Bulgaria resta maggioritario. E questo suggerirebbe accortezza a Bruxelles nel momento in cui si dovrà decidere se accogliere un nuovo membro già dall’anno prossimo. Se è vero che l’Eurobarometro vede la fiducia nella moneta unica ai massimi di sempre, questa può finire ancora una volta intaccata da eventuali fonti di instabilità in seno all’area. In un periodo storico in cui il club dell’euro deve dimostrare la massima compattezza interna, l’ultima cosa che gli serve sarebbe un componente lacerato al suo interno e dubbioso sin dall’inizio sull’opportunità di sbarazzarsi del lev.