I vitalizi parlamentari non si estinguono. Troppo forte e impenetrabile la casta parlamentare, arroccata su rendite e privilegi ormai fuori dal tempo e da ogni logica.

E’ accaduto, infatti, che il Senato, attraverso il Consiglio di Garanzia, ha confermato la decisione di primo grado di restituire il vitalizio al ex senatore Roberto Formigoni, condannato per corruzione. Aprendo così la strada a favore di altri onorevoli pregiudicati che ora faranno ricorso.

Vitalizi parlamentari: Formigoni riavrà l’assegno

A tuonare contro la decisione imbarazzante presa dal Senato è l’ex premier Giuseppe Conte:

è una decisione che considero erronea, che trasmette un messaggio profondamente negativo per i cittadini.

Una decisione che mina il delicatissimo rapporto di fiducia con le istituzioni, tanto più in questo momento con il Paese fiaccato dalla pandemia”.

Tra l’altro – spiega Conte – una delibera dell’ex Presidente del Senato Grasso nel lontano 2015 aveva stabilito che i condannati in via definitiva per alcuni gravi reati, tra cui quelli di corruzione, non avessero più diritto a percepire i vitalizi parlamentari.

Tuttavia, il Consiglio di Garanzia, l’organo di secondo grado che decide le controverse interne a Palazzo Madama, governato da Lega e Forza Italia, ha confermato la sentenza della commissione Contenziosa, che il 13 aprile scorso aveva restituito il vitalizio a Formigoni.

Una decisione che è stata votata a maggioranza da cinque membri della commissione. A favore 2 voti della Lega, 1 di Forza Italia, contrari il voto del Pd e di Fratelli d’Italia.

Le proteste del M5S

I primi a protestare sono stati i senatori del Movimento 5 Stelle. Se Formigoni, condannato per corruzione a 5 anni e 10 mesi, riprende l’assegno, anche altri senatori ugualmente condannati per gravi reati riavranno i vitalizi parlamentari.

Così dal Senato arriva un nuovo schiaffo ai cittadini che perdono ulteriormente fiducia nelle istituzioni. Commenta ancora Conte:

ritengo necessario che gli esponenti e le forze politiche che hanno preso questa decisione se ne assumano pubblicamente la responsabilità, attraverso una discussione trasparente e condivisa.

Ricorreremo a qualsiasi strumento possibile perché questa decisione sia riconsiderata e, in generale, affinché la polemica sul vitalizio ai parlamentari, tanto più se condannati, resti solo un ricordo del passato”.

Vitalizi parlamentari duri a morire

Quello di Formigoni, però, è solo l’ultimo dei più vergognosi esempi che ha dato il Senato al Paese – osserva il M5S -.

Solo un anno fa la Commissione Contenziosa di palazzo Madama aveva annullato la delibera dell’ufficio di presidenza, del 16 ottobre 2018, che ricalcolava col sistema contributivo i vitalizi parlamentari per gli ex senatori. In altre parole, la tanto attesa decisione sul taglio dei vitalizi dei parlamentari è stata respinta per la gioia di centinaia di senatori che ora si godono lauti assegni pubblici sulle spalle dei  contribuenti.

I vitalizi parlamentari, cosa sono

I vitalizi parlamentari  furono aboliti nel 2012 dalla riforma pensionistica Fornero e sostituiti dalla pensione parlamentare, basata sui contributi versati. Tuttavia, per i vecchi assegni il calcolo restava basato ancora sul metodo retributivo costando svariati milioni di euro alle casse dello Stato.

Per questo nel 2018 il Movimento 5 Stelle ha deciso di riformare il sistema di calcolo anche per gli ex parlamentari. Perché ci sono ancora circa 2.600 persone, che con pochi anni di mandato percepiscono oggi un vitalizio sproporzionato rispetto ai colleghi e al lavoro effettivamente svolto in passato.

Una sforbiciata con tagli fino al 60% in molti casi, ma che avrebbe prodotto risparmi e riequilibrato i conti delle Camere. Tutto rinviato, purtroppo … forse.