Troppi debiti accumulati col fisco, cosa fare? Non è singolare il caso di chi, vuoi per un motivo vuoi per un altro, non sia più in grado di pagare le tasse e quindi si accumulano diventando sempre più pesanti. Il debito così contratto rischia di diventare insostenibile nel tempo col rischio di vedersi pignorato prima o poi lo stipendio, l’auto o anche la casa.

Cosa fare allora in questi casi? Come comportarsi? Innanzitutto è bene tener presente che è sempre meglio cercare un dialogo con il creditore che, in questo caso, è L’Agenzia delle Entrate Riscossione (ex Equitalia).

Ma potrebbe essere anche il Comune per i mancati pagamenti di Imu, Tasi o Tari o altre amministrazioni. Da quest’anno, poi, con l’approvazione della legge di bilancio 2020, anche gli enti locali potranno agire al pari dell’Agenzia delle Entrate mediante accertamento immediatamente esecutivo abbreviando i tempi di riscossione e passando subito all’emissione del ruolo.

Estratto di ruolo e rateazione del debito

Se il debito o i debiti accumulati sono troppo alti, l’unica cosa che la legge consente di fare è quella di chiedere un pagamento rateale, fino a un massimo di 72 rate dell’importo totale. Prima di procedere in questo senso, però, è opportuno richiedere un estratto di ruolo in cui vengono riepilogati tutti gli importi dovuti e non pagati all’Agenzia delle Entrate, se non si conoscono con esattezza. Solo dopo aver preso cognizione di quanto  dovuto comprensivo di interessi e sanzioni si potrà chiedere il pagamento rateale per evitare che il creditore si rivalga sui propri beni presenti e futuri. In tal senso p bene ricordare che il debito non si cancella anche se il debitore è nullatenente. In futuro potrebbe ereditare dei patrimoni che, all’atto della successione e in caso di accettazione di eredità, verrebbero pignorati preventivamente dal fisco o dal creditore.

Non solo, se risultasse che i beni fossero stati alienati a familiari per sottrarsi agli obblighi fiscali e questi fossero ancora nella disponibilità del debitore, l’Agenzia delle Entrate li potrà pignorare.

Il ricorso al giudice

Posto quindi che dalle grinfie del fisco è difficile scappare e che non è possibile trattare con l’Agenzia delle Entrate il “quantum” dovuto come se si stesse patteggiando una pena, l’unica strada percorribile è quella del pagamento rateale o, in subordine, il ricorso al giudice facendo riferimento alla legge sul sovra indebitamento o salva suicidi. Questi è l’unica figura riconosciuta dal nostro ordinamento che può intervenire sulla riduzione o cancellazione dell’importo da pagare in caso di grave e conclamata difficoltà del contribuente. Sono molti i casi in Italia di contribuenti e imprenditori caduti in disgrazia negli ultimi anni a causa di crisi di mercato o perdita di lavoro e, a fronte di situazioni indifferibili e impossibili da risolvere, il giudice può ridimensionare o anche cancellar i debiti contratti.

I pagamenti rateali

Ma torniamo ai pagamenti dilazionabili. Come detto, per le cartelle esattoriali, il debitore può chiedere di dilazionare il pagamento dell’importo. L’Agenzia delle Entrate Riscossione dovrà riconoscere al debitore che ne faccia richiesta una rateazione fino a un massimo di 72 rate mensili. Alla richiesta di dilazione dovrà comunque essere abbinata la dimostrazione di versare in condizioni economiche precarie o di temporanea difficoltà. Per il resto la dilazione seguirà le seguenti regole:

  • fino a 100 euro di debito nessuna rateizzazione;
  • da 100,01 a 500 euro di debito: rateazione fino a quattro rate mensili;
  • da 500,01 a 3mila euro: da 5 a 12 rate mensili;
  • da 3.000,01 a 6mila euro: da 13 a 24 rate mensili;
  • da 6.000,01 a 20mila euro: da 25 a 36 rate mensili;
  • oltre € 20.000,00 euro: da 37 a 72 rate mensili.