A quanti è capitato di possedere una cifra considerevole (anche se non esagerata) di contanti non giustificata?

Si possono ricevere soldi da parenti o amici, per compensare un servizio svolto che non può essere giustificato agli occhi del fisco perché, alla consegna del denaro, non si è firmato alcun documento (che tra l’altro se la somma è considerata reddito va sottoposta a tassazione). A questo punto cosa bisogna fare per evitare che l’Agenzia delle Entrate chieda dei chiarimenti sulla provenienza del denaro in questione?

Ovviamente la prima cosa da non fare è quella di versare la somma sul proprio conto corrente poiché da un controllo bancario (i cui dati sono forniti all’Agenzia delle Entrate) si potrebbe facilmente risalire alla somma.

Neanche acquistare un unico bene di importo superiore a 3mila euro potrebbe far risalire alla somma poiché oltre tale somma scatta l’obbligo di pagamento con strumenti tracciabili.

Il consiglio è quello di spendere i contanti non giustificati in piccoli acquisti dal valore inferiore ai 2.999,99 euro ognuno.

Se, invece, si vogliono versare sul proprio conto corrente è meglio fare dei piccoli versamenti che non risultino sproporzionati al reddito e alle possibilità economiche del contribuente (un disoccupato, infatti, non potrebbe, in teoria, permettersi di versare 10.000 euro sul proprio conto corrente senza destare sospetti). Se si vuole, comunque, procedere al versamento di una somma così ingente e ingiustificata sul proprio conto è bene riuscire a dimostrare che la somma provenga da:

  • donazione (attraverso documentazione scritta e atto notarile)
  • vincite al gioco e scommesse (sempre fornendo una prova documentale)
  • eredità
  • risarcmento danno (anche se quasi sempre si viene pagati con assegni non trasferibili)
  • prestiti ricevuti da un familiare (dimostrare la provenienza tramite un bonifico)
  • disinvestimenti (vendita di beni di cui si era in possesso o di titoli/azioni).