Sulle pensioni suona nuovamente il campanello d’allarme. Un segnale che riverbera in tutta Europa partendo da Francia e Germania per arrivare in Italia dove si cerca da anni una via per scavalcare le dure regole imposte dalla Fornero 11 anni fa.

A ricordare al governo (che ha recentemente avviato le discussioni per la riforma pensioni dal 2024) la precarietà dei conti pubblici è il presidente dell’Inps Pasquale Tridico. In una breve nota avverte l’esecutivo che “il quadro da qui al 2029 non è positivo”.

Da qui al 2029 il quadro non è positivo

Il rapporto fra lavoratori attivi e pensionati si sta deteriorando e ciò minaccia la tenuta dei conti dell’Inps. Tutto parte dal calo demografico e dall’impoverimento del Paese che invecchia sempre di più. Il rapporto fra lavoratori e pensionati cala a 1,3 e arriverà a 1 entro il 2050. Dati che non possono reggere di fronte all’esorme spesa previdenziale.

In Italia ci sono 23 milioni di lavoratori che sostengono 16 milioni di pensionati su una popolazione di 60 milioni. Numeri che la dicono tutta sulla precarietà del sistema pensionistico italiano e sulla tenuta dei conti Inps nel lungo periodo. A ciò si aggiunge, dice Tridico, la:

“criticità nella gestione del pubblico impiego e per gli stipendi erosi dall’inflazione”.

Secondo i dati Inps dello scorso anno, quasi il 40% dei pensionati percepisce un reddito inferiore ai 12 mila euro lordi annui. Ne deriva anche una sorta di allarme sulla sostenibilità del sistema gestito dall’Inps, che nel 2029 potrebbe ritrovarsi con un patrimonio in negativo per 92 miliardi.

Le pensioni costano troppo

Dai dati Inps riferiti a fine 2021 emerge che i trattamenti previdenziali assorbono il 92% della spesa, mentre quelli assistenziali (prestazioni agli invalidi civili e le pensioni e gli assegni sociali) il restante 8%.

Nel complesso il costo per prestazioni previdenziali nel 2021 ha raggiunto i 312 miliardi di euro (il 16,2% del Pil).

La voce che incide maggiormente sulle uscite è quella delle pensioni anticipate (il 56% del totale), seguita dalle pensioni di vecchiaia (il 18%) e dalle pensioni ai superstiti (14%). Le prestazioni agli invalidi civili rappresentano il 7% del totale e le altre due voci (pensioni di invalidità e pensioni e assegni sociali), rispettivamente, il 4% e il 2%.

In questo contesto e tenendo presente i dati, il governo deve necessariamente evitare che la spesa per le pensioni cresca ulteriormente nei prossimi anni. Questo, in sostanza, il messaggio che Tridico manda alla ministra al Lavoro Elvira Calderone che ha dato il via al dibattito sulla prossima riforma pensioni.

La tanto ambita Quota 41, quindi, rischia di non vedere mai la luce se non con i dovuti accorgimenti per chi decide di lasciare il lavoro in anticipo (ricalcolo contributivo?). Pena il default del sistema o l’inasprimento della pressione fiscale generale con conseguenze drammatiche per l’economia del Paese.