Le operazioni di trasferimento di denaro sono una prassi nell’ambito delle basilari transazioni finanziarie. Anche perché, nella maggior parte dei casi, si tratta di movimenti relativi a pagamenti rientranti nel requisito della tracciabilità.

Un punto sul quale, negli ultimi anni, sono state inasprite le normative disciplinanti. In primo luogo per porre un argine alle pratiche di riciclaggio di denaro. La lente fiscale, tuttavia, per quanto possa scandagliare in modo minuzioso un’operazione simile, ha anch’essa dei limiti operativi.

Specie se i trasferimenti di denaro riguardassero cifre contenute o comunque destinate a rimpinguare il conto corrente del medesimo intestatario. Questo, almeno, in un contesto ordinario. Diverso il discorso se i soldi fossero trasferiti presso altri Stati, anche se in relazione a un conto corrente bancario facente capo allo stesso intestatario. Questo perché, nel momento in cui il denaro varca i confini nazionali, si ritroverà a fare letteralmente i conti con un sistema fiscale differente. E, in alcuni casi, decisamente più “soft”.

Tendenzialmente, quindi, il trasferimento di denaro all’estero è un’operazione che non può evitare di passare attraverso il setaccio del Fisco. Del resto, anche il meccanismo stesso risulta differente rispetto a quanto avviene entro i confini statali. Chiaramente, il primo elemento di verifica fa capo alla causale del versamento. Con un supplemento di indagine qualora i soldi fossero destinati presso Nazioni il cui regime fiscale sia particolarmente elastico, specie in relazione al trasferimento di grosse somme. Se le ragioni fossero legate a incombenze più ordinarie, come ad esempio il sostentamento di uno studente in trasferta di studio presso un altro Paese, le autorità seguirebbero le vie di controllo standard.

Trasferire denaro all’estero: come avvengono i controlli fiscali

L’importo trasferito all’estero sarà tenuto in debito conto nell’ambito di un controllo di tipo fiscale. Di norma, una somma elevata impone un’attenzione maggiore da parte delle autorità finanziarie e questo anche per quanto concerne il trasferimento di somme entro i confini nazionali.

Le operazioni di verifica avverrebbero in primis sui parametri di entrate e uscite di colui che ha effettuato il versamento, con la possibilità di demandare controlli più approfonditi (da parte dell’istituto di credito) da parte dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) per poi, eventualmente, chiamare in causa l’Agenzia delle Entrate o addirittura la Guardia di Finanza. Per quel che riguarda i versamenti all’estero, il titolare delle somme da trasferire potrà utilizzare unicamente due canali: quello bancario o una società di movimento del denaro. Con l’obbligo normativo della verifica fiscale ordinaria qualora il denaro venga trasferito da persone residenti in Italia.

Le leggi in materia

Al fine di contrastare eventuali operazioni di riciclaggio o di trasferimento del denaro presso i cosiddetti “paradisi fiscali”, il Decreto Legislativo n. 90/2017 ha fissato, secondo i termini della direttiva europea in materia, le norme da seguire sul trasferimento di somme all’estero. In una dichiarata ottica di prevenzione all’impiego del sistema finanziario a scopo di riciclaggio. Il primo sistema di controllo riguarda il capitale in contanti, il cui importo trasferibile non potrà superare quota 10 mila euro. In caso contrario, sarà obbligatoria una segnalazione presso l’Agenzia delle Dogane, tramite un’apposita dichiarazione accessibile sul portale web dell’ente. Nel documento, andrà indicata la provenienza delle somme e la destinazione d’uso, tassativamente entro le 48 ore precedenti al trasferimento. Qualora tale adempimento non fosse rispettato, al soggetto sarebbero comminate ammende variabili, fino al 50% nel caso gli importi fossero superiori a 10 mila euro.

Il caso del bonifico bancario

Come visto, anche un trasferimento tracciabile può essere sottoposto a strette verifiche fiscali. Tuttavia, rispetto a quel che avviene per il trasferimento fisico del denaro, un versamento tramite strumenti sottoposti di per sé a vigilanza rappresenta una soluzione più elastica.

In primo luogo per la rapidità di un bonifico bancario internazionale, specie se il conto corrente fosse riferibile a una società. Nondimeno, per la tendenziale possibilità di trasferire somme pressoché illimitate. Gli unici argini potrebbero essere posti a seconda delle condizioni contrattuali previste dal proprio conto corrente. Per i trasferimenti al di fuori dell’Unione europea, a ogni modo, sarà necessario disporre del codice BIC/SWIFT del destinatario.

Riassumendo…

  • Trasferire denaro all’estero è un’operazione prevista dalla legge, nel rispetto di determinati parametri;
  • il trasferimento “fisico” non potrà eccedere l’importo di 10 mila euro o, in caso, sarà obbligatoria una dichiarazione presso l’Agenzia delle Dogane;
  • anche il versamento tramite bonifico può essere soggetto a controlli, secondo la normativa comunitaria in materia di antiriciclaggio.