Altro sciopero in arrivo per i dipendenti della compagnia di navigazione Cin-Tirrenia del gruppo Moby.  Dopo quello programmato per lo scorso 3 maggio, i sindacati Federmar e Cisaltrasporti hanno indetto un nuovo fermo delle attività per il 23 maggio.

La data non è casuale e ricade alla vigilia di quella che sarà la decisione del Tribunale di Milano sul salvataggio della società dei traghetti che ha alle dipendenze circa 6.000 addetti. I giudici della sezione fallimentare hanno infatti concesso altri 15 giorni di tempo per trovare un accordo di ristrutturazione dei debiti onde evitare il fallimento.

Lavoratori Tirrenia in sciopero il 23 maggio

I sindacati puntano il dito contro il governo non essendo ancora stato convocato il tavolo interministeriale fra Mise, Mit, Presidenza del Consiglio, Tirrenia A.S. (controllata dal Mise) e Moby per sbloccare l’incaglio.

Tutto ruota intorno al rischio insolvenza su un debito da 180 milioni di euro che Moby deve ancora a Tirrenia A.S., la bad company nata dalla privatizzazione di Tirrenia venduta al gruppo Onorato. Stando alle ultime battute, infatti, l’accordo per la ristrutturazione si sarebbe arenato di fronte all’opposizione dei commissari di Tirrenia alla proposta avanzata da Cin priva di adeguate garanzie per il recupero del credito pendente.

La mancanza di una accordo di ristrutturazione dei debiti esporrebbe a forte rischio il lavoro di 6.000 dipendenti della compagnia dei traghetti. Tutti residenti in zone economiche depresse e con famiglie. Di qui la decisione di proclamare lo sciopero di 24 ore a partire dal 23 maggio di tutto il personale.  Con l’avvertenza che la manifestazione potrebbe proseguire a oltranza. 

Situazione confusa

Sul tema Tirrenia interviene anche la Uiltrasporti che in una nota precisa che la situazione rimane sempre più confusa e piena di incertezze. Dicono il segretario generale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, e il segretario nazionale Paolo Fantappiè:.

“auspichiamo che si avvii un confronto sia con le istituzioni competenti, per conoscere gli esiti delle gare per la continuità territoriale con la relativa clausola sociale, sia con Tirrenia CIN per essere edotti del piano industriale che intende mettere in campo per gestire un debito così importante. Vogliamo chiarezza da entrambe le parti, non bastano gli slogan, vogliamo garanzie certe di tutela di tutti i posti di lavoro dei marittimi”.

Assarmatori

Anche l’associazione degli armatori ha preso posizione auspicando una soluzione ragionevole negli interessi di tutti. Stefano Messina, presidente di Assarmatori ha dichiarato:

“richiamo l’attenzione delle istituzioni a guardare a questa vicenda con grande senso di responsabilità, consentendo un cambio di passo decisivo per il riassetto delle due società e il loro rilancio. Mi auguro che queste vicende possano chiudersi positivamente e con celerità perché Moby e Tirrenia-CIN rappresentano innanzitutto un’importante parte della storia armatoriale italiana ma, soprattutto, un asset strategico per il Paese”.