I lavoratori della compagnia di navigazione CinTirrenia incroceranno le braccia il 3 maggio. I traghetti della compagnia Moby saranno quindi bloccati nei porti e i collegamenti con  le isole sospesi per 24 ore.

A proclamare lo sciopero dei dipendenti Tirrenia è stato il sindacato Federmar/Cisal con la Cisal trasporti. I rappresentanti dei lavoratori lamentano l’inerzia del governo di fronte allo stallo delle trattative in corso fra le parti per il salvataggio del gruppo in crisi da quasi un anno.

Tirrenia verso il fallimento

Alla base di tutto c’è la richiesta di fallimento avanzata dalla Procura di Milano perché manca ancora un piano di ristrutturazione di debiti scaduti per 180 milioni di euro.

Soldi che Cin Tirrenia deve ancora ricevere da Moby e per i quali non è stato ancora raggiunto un accordo con i commissari della bad company Tirrenia A.S. sulle modalità di pagamento.

Il 6 maggio prossimo, il Tribunale di Milano si dovrà quindi esprimere sulla richiesta di fallimento avanzata dalla procura col rischio che 6.000 dipendenti e relative famiglie restino senza lavoro. Tre giorni prima, però, tutto il personale di mare e di terra appartenente al gruppo si fermerà nell’estremo tentativo di sollevare l’attenzione generale.

Preoccupazione alle stelle

Sale intanto il livello di preoccupazione. A prendere posizione a fianco dei lavoratori, anche le atre sigle sindacali confederali. Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno chiesto un incontro col Ministero delle Infrastrutture.

Incontro “mirato a rappresentare le problematiche della vicenda in considerazione degli esiti che la stessa potrebbe produrre sull’ampio bacino dei lavoratori interessati e a conoscere lo stato delle interlocuzioni che si stanno sviluppando con il Gruppo Onorato, in considerazione del fatto che la vicenda pone forti preoccupazioni tra i lavoratori coinvolti”.

Finora le tensioni fra lavoratori e parti in causa sono contenute, ma col passare delle ore potrebbero degenerare.

Preoccupata anche Confindustria che teme, in caso di ricorso all’amministrazione straordinaria, una interruzione dei collegamenti con le imprese delle isole.

Assarmatori

Anche l’associazione degli armatori ha preso posizione auspicando una soluzione ragionevole negli interessi di tutti. Stefano Messina, presidente di Assarmatori ha dichiarato:

“richiamo l’attenzione delle istituzioni a guardare a questa vicenda con grande senso di responsabilità, consentendo un cambio di passo decisivo per il riassetto delle due società e il loro rilancio. Mi auguro che queste vicende possano chiudersi positivamente e con celerità perché Moby e Tirrenia-CIN rappresentano innanzitutto un’importante parte della storia armatoriale italiana ma, soprattutto, un asset strategico per il Paese”.

Il fallimento di Tirrenia

Intanto il tempo stringe e, nonostante gli svariati appelli, ancora nulla si è mosso all’orizzonte. Così lo sciopero del 3 maggio sarà l’ultima occasione per sensibilizzare le parti a trovare una soluzione. Sul tavolo, come detto, ci sono 180 milioni di debito ancora da ripagare allo Stato e Onorato avrebbe proposto una soluzione di risanamento per l’80% del debito nel lungo periodo.

Cosa che non sarebbe andata giù ai commissari di Tirrenia A.S., più che altro per quanto concerne le garanzie di ristoro che non sarebbero certe. Di qui l’impasse che rischia di bloccare il processo di ristrutturazione finanziaria rendendo Tirrenia insolvente. Col rischio che a maggio non siano pagati regolarmente gli stipendi dei lavoratori.