Con la riforma pensioni arriveranno anche tagli alle rendite dei medici che usciranno dal 2024. Insieme a loro anche altre categorie di dipendenti pubblici coinvolti in un complesso sistema di ricalcolo dell’assegno che li penalizzerebbe dal prossimo anno. Attraverso la modifica delle aliquote di rendimento scaturirebbero tagli progressivi sui contributi versati.

Ma un maxi emendamento bipartisan allo studio potrebbe cambiare la riforma in corso di approvazione e prima della votazione finale. Secondo alcune simulazioni, infatti, i tagli potrebbero arrivare anche al 2°% della pensione rispetto a quanto avviene oggi.

Per un medico si tratterebbe di cifre importanti con ricadute sul funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn).

La stretta sulle pensioni di medici e statali

I tagli riguardano in particolar modo alcune categorie di dipendenti pubblici, fra cui anche i medici, appartenenti a vecchi gestioni pensionistiche. Più esattamente coloro che in passato hanno versato contributi nella Cpdel (cassa per le pensioni degli enti locali), nella Cps (cassa per le pensioni dei sanitari), nella Cpi (cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate) e Cpug (cassa per le pensioni degli ufficiali giudiziari). Casse confluite poi nell’Inpdap e successivamente nell’Inps.

L’art. 33 della legge di bilancio 2024 prevede che coloro che lavorano o hanno lavorato in questi settori e hanno maturato una quota retributiva inferiore a 15 anni subiscano una decurtazione dell’assegno. I tagli scaturirebbero dall’aggiornamento delle tabelle delle aliquote di rendimento (risalenti al 1965) che implicherebbe un ricalcolo della pensione più sfavorevole.

In parole semplici, per i dipendenti che hanno iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995 si profila una riduzione dell’importo della pensione commisurato alla contribuzione avvenuta prima del 1993. Tagli che aumentano al diminuire dell’anzianità contributiva.

Fuga dagli ospedali

Secondo le previsioni, il personale in servizio con anzianità nel sistema retributivo rischia una penalizzazione compresa fra il 5 e il 25 per cento.

Colpiti in maniera pesante saranno coloro che percepiscono e hanno percepito retribuzioni elevate. Quindi, non solo i medici, ma tutti i dirigenti appartenenti ai comparti previdenziali pubblici di cui sopra.

Secondo alcune simulazioni realizzate dai sindacati, il taglio sulla pensione futura, con una base ipotetica di 30 mila euro, parte da oltre 7 mila euro l’anno per ridursi fino a quasi zero per chi sfiora i 15 anni di attività nel periodo. Una norma fatta, quindi, per colpire quasi tutti, poiché nel 2024 pochissimi lavoratori avranno alle spalle almeno 15 anni di lavoro nel sistema retributivo.

Le conseguenze – spiega il presidente dell’Ordine dei Medici di Frosinone Fabrizio Cristofarisaranno una fuga dal Servizio sanitario nazionale e chi ha già maturato i requisiti sceglierà di andare in pensione subito per evitare i tagli prospettati (pensioni medici entro il 2023)”.

Maxiemendamento in arrivo

L’apertura a una modifica della riforma è stata fatta dalla Lega che però ha tenuto ad assicurare che qualsiasi intervento all’impianto legislativo dovrà essere fatto a saldi costanti. Trattandosi di un impatto che prevede risparmi per 7 milioni di euro nel 2024 per tutto il personale sanitario, non sarà difficile trovare una diversa quadratura dei conti.

Più difficile appare, invece, andare a limare i tagli degli altri dipendenti pubblici coinvolti. Numericamente sono circa 27 mila (contro i 4 mila del comparto sanità) per una cifra che sfiora i 12 milioni di euro di risparmi.

Riassumendo…

  • Proteste per i tagli alle pensioni dei medici dal 2024.
  • Coinvolti anche altri 27 mila dipendenti pubblici con anzianità di contributi nel sistema retributivo.
  • In arrivo maxiemendamento per salvaguardare le professioni sanitarie.