Tempi duri per gli statali che andranno in pensione dal 2024. La legge di bilancio prevede tagli lineari alle loro rendite future in misura graduale e rapportata agli anni passati di lavoro prima del 1996. Anno in cui cambiò il sistema di calcolo delle pensioni da retributivo a contributivo quando al governo c’era Lamberto Dini.

L’art. 33 della bozza della legge di bilancio contiene infatti un voce strana: “disposizioni in materia di adeguamento delle aliquote di rendimento delle gestioni previdenziali”. Cosa significa? In pratica si vuole andare a ritoccare in senso negativo le aliquote di rendimento dei contributi versati fino al 1995.

Con conseguente penalizzazione dell’assegno per chi andrà in pensione.

I tagli nascosti alle pensioni degli statali

Più nel dettaglio, la norma va a colpire alcune gestioni pensionistiche riservate ai dipendenti pubblici. Quindi interessa coloro che in passato avevano versato contributi nella Cpdel (cassa per le pensioni degli enti locali), nella Cps (cassa per le pensioni dei sanitari), nella Cpi (cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate) e Cpug (cassa per le pensioni degli ufficiali giudiziari). Tutte confluite nell’Inpdap e poi nell’Inps.

La norma in via di approvazione prevede che coloro che lavorano o hanno lavorato in questi settori e hanno maturato una quota retributiva inferiore a 15 anni subiscano una decurtazione dell’assegno. Senza entrare troppo in noiosi dettagli, per gli statali che hanno iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995 si profila una riduzione dell’importo della pensione tanto maggiore quanto minore è la contribuzione avvenuta nel sistema retributivo.

Dai medici ai maestri, non si salva nessuno

La revisione di questo sistema di calcolo impatterà maggiormente sui redditi alti rispetto a chi percepiva retribuzioni più basse durante la fine del secolo scorso. I dirigenti e i medici, ad esempio, saranno i più colpiti con tagli che potrebbero arrivare anche a 6-7 mila euro in meno all’anno.

Sul punto il governo sta valutando un maxi emendamento per salvare le pensioni dei medici.

I tagli, secondo la riforma delle aliquote di rendimento, sono tanto maggiori quanto minori sono i versamenti nel sistema retributivo per azzerarsi per i lavoratori che hanno maturato almeno 15 anni di contributi prima del 1996. Una norma studiata, quindi, per colpire quasi tutti, poiché negli anni a venire gli anni di contributi registrati in quel periodo e da far valere saranno sempre meno.

Come detto, la norma colpirà tutti i dipendenti pubblici che avevano lavorato, ma avrà un impatto minore per chi percepiva retribuzioni medio-basse. Gli insegnanti di scuole per l’infanzia e i maestri delle elementari iscritti alla Cpi, ad esempio, subiranno meno delle altre categorie i tagli previsti.

Così come per i dipendenti degli enti locali che versavano della Cpdel, ma non per gli ufficiali giudiziari iscritti alla Cpug le cui retribuzioni erano sopra la media degli stipendi degli statali. Insomma, ce ne sarà per tutti, chi più e chi meno. Salvo cambiamenti di rotta dell’ultima ora.

La riforma ha già sollevato molte critiche perché si tratta di tagli molto corposi che possono determinare un danno economico ingiusto. Soprattutto per chi ha iniziato a lavorare presto e ha accumulato molti anni di contribuzione.

Riassumendo…

  • Tagli lineari in arrivo alle pensioni degli statali nella legge di bilancio 2024.
  • La riforma dell’aliquota di rendimento colpirà soprattutto chi ha guadagnato di più prima del 1996.
  • Impatto limitato sulle pensioni di maestri ed educatrici d’infanzia, più tangibile per medici e dirigenti.