Smart working obbligatorio fino al 31 dicembre 2020 per i lavoratori fragili. E’ questa una delle principali novità del testo del decreto di Agosto che sta per essere convertito in legge dal Parlamento.

La disposizione riguarda solo particolari categorie di lavoratori a rischio a tutela del benessere psicofisico sul lavoro durante lo stato di emergenza sanitaria che è stato esteso dal governo fino al 31 gennaio 2021. Nel frattempo il Ministero del Lavoro sta lavorando a un progetto per regolamentare lo smart working in futuro per tutti.

Smart working fino al 31 dicembre

Il lavoro agile (detto smart working) sar obbligatorio dal 16 ottobre al 31 dicembre 2020 per tutti i dipendenti del settore pubblico e privato in condizioni di fragilità. Ma chi sono questi lavoratori? Il testo di legge è ancora in via di elaborazione ma grosso modo le categorie interessate sono:

  • i disabili individuati dalla legge 104/92
  • gli immunodepressi
  • gli affetti da patologie oncologiche e/o salvavita
  • le donne in gravidanza

Le amministrazioni pubbliche e i datori di lavoro privati individueranno i lavoratori fragili in base a specifica certificazione sanitaria, se non già in loro possesso. Dovranno quindi adibire i lavoratori anche a mansioni diverse da quelle abituali per consentire loro lo svolgimento dell’attività in smart working.

Ad esempio, chi normalmente lavora allo sportello di una banca o di un ufficio pubblico, se si trova in particolari condizioni di fragilità, sarà destinato a lavorare da casa con altri compiti assegnatigli. La misura è temporanea, ma non è detto che col tempo possa diventare definitiva.

Nuove regole in arrivo per lo smart working

Dal 16 ottobre, lo smart working sarà consentito solo mediante accordi individuali fra datori di lavoro e lavoratori. Ma entro quella data il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha intenzione di intervenire sulla materia regolamentando lo smart working con apposite norme. Anche perché l’emergenza sanitaria non è finita. Sarà poi la contrattazione collettiva a disciplinare il lavoro agile, con un ruolo più marcato da affidare ai contratti nazionali o aziendali che potranno normare temi come il diritto alla disconnessione, affrontare la conciliazione vita-lavoro ad esempio per evitare penalizzazioni per le lavoratrici su cui gravano già i carichi di cura dei familiari, od occuparsi dell’erogazione dei buoni pasto.

Pubblica amministrazione il lavoro sarà al 60% da casa

In questo contesto merita particolare attenzione la pubblica amministrazione. Tra le ipotesi allo studio c’è quella di estendere lo smart working dal 50% al 60% in linea con quanto stabilito dal ministro della PA, Fabiana Dadone. In un recente seminario organizzato dal M5S, il ministro Catalfo ha ricordato che

“il lavoro agile nella pubblica amministrazione è stato molto utilizzato: al ministero del Lavoro più dell’80% di lavoratori sono stati messi in smart working. Anche nelle altre amministrazioni si è ricorso in maniera massiccia al lavoro agile con piena soddisfazione del personale e notevoli risparmi di spesa pubblica”.

Comuni, Regioni, Ministeri, Agenzie, ecc. dovranno quindi mettersi nell’ottica che il lavoro sarà sempre più svolto da remoto piuttosto che in presenza dall’ufficio. La produttività ne ha tratto giovamento in questi mesi del 2020 e anche le amministrazioni possono finalmente tagliare sui costi esorbitanti.