Ci sono situazioni in cui il dipendente in malattia può fare un secondo lavoro oppure rischia il licenziamento? Anche con la stretta sulle visite fiscali con le nuove regole, resta fermo il principio secondo cui, aldilà delle fasce di reperibilità per i controlli, non è essenziale restare in casa qualora uscire non pregiudichi la guarigione. Ma si può uscire anche per fare un secondo lavoro?

Facciamo l’esempio pratico di un dipendente in malattia dopo un intervento: può aiutare qualche ora al giorno i genitori che gestiscono un negozio sotto casa? Sul tema è intervenuta la Cassazione confermando che si, è compatibile il secondo lavoro durante l’assenza per malattia a condizione che esso non pregiudichi la pronta guarigione appunto.

Il lavoratore a casa per malattia non deve mettere in atto comportamenti potenzialmente dannosi per il processo di guarigione e che, quindi, possano rallentarlo o comprometterlo. In quest’ottica quindi chi è a casa per problemi di ipertensione non dovrà uscire a fare baldoria. Il confine tra ciò che è lecito e ciò che espone al rischio di licenziamento è molto labile. Sicuramente il lavoratore è tenuto ad attenersi alle indicazioni del medico. In tutti gli altri casi il secondo lavoro può far scattare il licenziamento. E’ vietata qualsiasi attività professionale che faccia presumere che la malattia sia inventata o che comunque ritardi o pregiudichi il ritorno a lavoro del dipendente malato. E non sono ammessi secondi lavori per aziende concorrenti, in virtù del principio di fedeltà al datore di lavoro.

E’ evidente, fatta questa premessa, che ogni caso è a sé ma di certo questa sentenza apre il campo a ricorsi contro licenziamenti basati sullo svolgimento di un secondo lavoro durante l’assenza per malattia.

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