Chi vuole le scuole aperte anche d’estate e perché? Per comprendere le ragioni delle richieste dei genitori alla base del piano del ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, bisognerebbe fare una riflessione sul concetto di famiglia. E’ vero da un lato che le vacanze estive non durano più tre mesi pieni come qualche decennio fa ma al tempo stesso in molti nuclei entrambi i genitori lavorano e, anche se la disponibilità di centri estivi per ragazzi oggi è ampia ed eterogenea, non sempre costi e posti sono accessibili.

Bisogna poi considerare che, visto il numero di divorzi in aumento, ci sono molto nuclei monogenitoriali.

Questi i cambiamenti sociali alla base delle richieste giunte al ministro e che potrebbero portare ad una riforma delle scuola aperte in estate già dal prossimo anno. Ma non mancano le polemiche.

Qualche voce discordante si è alzata tra i genitori: la presidente dell’Associazione italiana genitori (Age), Rosaria Danna ha intimato “non vogliamo che le scuole diventino un parcheggio”.

Scuole aperte in estate ma senza insegnanti

Il ministro Fedeli dal canto suo  ha subito voluto chiarire che “non ci si può confondere parlando di scuola aperta d’estate. Chi lo fa, conosce molto poco la scuola italiana. Non c’è solo l’anno scolastico. Ci possono essere attività con associazioni o con altri soggetti: ma tutto questo non c’entra con la docenza. Quindi non ci saranno docenti in estate” in modo da evitare le possibili proteste degli insegnanti.

Non è peraltro un’esigenza del tutto nuova: già una decina d’anni fa l’allora ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli propose una riforma del calendario scolastico basata su una distribuzione delle vacanze più equa nell’arco dei dodici mesi. Anche Mario Monti, da premier, abbozzò una proposta simile.