I campi estivi per bambini e ragazzi sono un’opportunità ludica ed educativa ma per alcuni genitori, soprattutto per quelli che lavorano e che non possono contare sul prezioso aiuto dei nonni o di baby sitter, sono spesso una vera e propria necessità organizzativa in estate, prima e dopo le ferie. Da questa considerazione si sviluppa la proposta Adoc (Associazione Difesa e Orientamento Consumatori) di rendere detraibili le spese per i campi estivi come avviene per quelle scolastiche. Solo un’utopia o si tratta di un’idea realizzabile e sostenibile economicamente?

Centri estivi per bambini? Costano troppo e i genitori rinunciano

Come ha spiegato Roberto Tascini, presidente dell’Adoc, riportando i dati di uno studio interno, il 60% delle famiglie italiane rinuncia al campo estivo per i figli, pur riconoscendone la validità, per motivi economici.

Solo una famiglia su quattro, quindi circa il 25%, riesce a mandare i figli in uno di questi campi per almeno una settimana d’estate. I numeri quindi parlano chiaro.

I prezzi dei centri estivi privati variano in base a diversi elementi: numero di bambini per gruppo, servizi offerti e inclusi, zona, orario etc. I Comuni prevedono tariffe accessibili soprattutto per nuclei familiari con reddito basso e sconti dal secondo figlio ma i posti sono limitati. Se invece di delegare la normativa ai regolamenti comunali si riuscisse a prevedere delle regole nazionali per le detrazioni di queste voci di spesa, la possibilità di frequentare i centri estivi diventerebbe più concreta per molti genitori. Si tratta di una misura di welfare assolutamente importante e di cui tantissimi genitori potrebbero approfittare.

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