In Italia manca il salario minimo. Non è un elemento trascurabile, anzi è stato più volte oggetto di discussione fra i vari governi della recente legislatura. Un progetto di legge esiste, ma la sua discussione ha sempre subito rinvii.

Il premier Draghi sembra però intenzionato a spingere l’acceleratore sul salario minimo. Bruxelles chiede che sia introdotto al più presto, anche perché molti Stati europei già ce l’hanno. La presidente Ursula von der Leyen l’ha messo come obiettivo principale da conseguire.

Salario minimo a 9 euro all’ora

Le retribuzioni medie in Europa, fra i Paesi core, sono decisamente più alte che in Italia. E mentre in Germania, Francia, Spagna esiste un minimo retributivo stabilito dai contratti, il nostro Paese ancora non si è dotato di una norma a riguardo.

Così, laddove il lavoro non è tutelato dai contratti collettivi nazionali, i datori restano liberi di pagare le prestazioni lavorative quanto gli pare. Non c’è quindi da meravigliarsi se ogni tanto si legge che gli stages (lavoro regolare camuffato) viaggiano intorno ai 400 euro lordi o che gli operatori dei call center prendono dai 500 ai 600 euro al mese.

Il salario minimo per legge è quindi necessario per evitare lo sfruttamento. Ma soprattutto per evitare lo scivolamento verso sacche di povertà per le quali poi lo Stato deve intervenire con sussidi (vedi reddito di cittadinanza).

I vantaggi di retribuzioni più alte

Alla fine, la mancanza di un salario minimo è un costo per la collettività che si traduce in maggiore pressione fiscale e tasse. A favore del salario minimo si è espresso recentemente anche il presidente del Inps Pasquale Tridico:

se considerassimo come soglia un valore intorno ai 9 euro lordi sarebbe coerente con quanto suggerito da una direttiva Ue dell’anno scorso”.

Studi a riguardo hanno dimostrato come il salario minimo sopra un certo livello aumenti la produttività.

Spinge verso investimenti e una più efficiente allocazione del lavoro, non fa salire la disoccupazione ed elimina lo sfruttamento. Ne deriva una migliore qualità della vita per tutti e aumenta il gettito per la finanza pubblica col risultato che la pressione fiscale diminuisce.