Il capitolo rottamazione cartelle esattoriali è rimasto a un punto morto. Da un lato milioni di italiani restano in pendenza col fisco, dall’altro lo Stato è impantanato più che mai con farraginose operazioni di recupero.

Solo per il 2020, l’anno dello scoppio della pandemia, si sono accumulate 11,5 milioni di cartelle esattoriali corrispondenti a 1,1 miliardi di euro. Crediti diventati per lo più inesigibili. Lo stesso dicasi per il 2021, anche se i dati sono ancora provvisori.

La rottamazione mancata

Le cartelle esattoriali non riscosse sono tantissime.

Fra Imu, Tasi, multe stradali, bolli e altre imposte comunali, si tratta di una vera e propria manovra di bilancio che lo Stato dovrà accollarsi in sordina.

In assenza di un provvedimento di rottamazione, tanto atteso dai contribuenti, i crediti saranno sempre meno esigibili col passare del tempo. E la macchina burocratica di recupero pare sempre meno efficiente dinnanzi a una mole di lavoro tanto grande da smaltire.

Ma allora perché non si è provveduto a fare una legge per rottamare tutto? Perché ingolfare la pubblica amministrazione e soprattutto i Comuni che con le multe spesso ci campano? In fondo i mezzi per azionare nei tempi giusti le azioni di recupero ci sono, ma non si usano.

Ai Comuni lo stralcio delle multe fino a 1.000 euro

Unica cosa che è stata fatta in tema di rottamazione è la delega ai Comuni per l’azione di stralcio delle cartelle esattoriali fino a 1.000 euro. E per il solo periodo compreso tra il 2000 e 2015. Il che non porterà a nulla poiché l’azione di recupero per quegli anni è praticamente ridotto al lumicino.

Oltretutto recuperare indebiti fino a 1.000 euro rischia di costare troppo alle amministrazioni comunali già alle prese con bilanci traballanti. Tanto vale lasciar perdere. Ma a decidere in tal senso è stato l’Anci facendo presente che molti Comuni italiani basano le loro entrate proprio sulle multe stradali.

C’è poi un’altra scomoda verità in fatto di rottamazione. Come fa notare Il Giornale, i bilanci di previsione di centinaia di amministrazioni locali si basano su una sorta di «industria» di tributi mascherati da multe stradali. Pertanto, dice il commercialista Gianluca Timpone:

«Iscrivere le multe inesigibili nei residui attivi (crediti) serve solo per rendere tecnicamente in equilibro un bilancio che se revisionato a fondo non potrà che essere inattendibile»,

Artifici contabili per tenere in piedi Comuni dissestati evitando che lo Stato, cioè i contribuenti, debbano intervenire per salvarli dal default.