Dal prossimo anno le pensioni saliranno ancora, ma risparmiare sarà sempre più difficile. L’aumento da gennaio sarà esattamente del 5,4% in base ai dati preliminari dell’inflazione 2023 certificati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Si tratta di un acconto in attesa del dato definitivo del carovita che sarà comunicato dall’Istat nella prossima primavera.

Non tutti percepiranno, però, gli aumenti sulla pensione in misura piena. La normativa vigente prevede sei fasce di reddito che stabiliscono di quanto la percentuale di rivalutazione sarà riconosciuta.

In altre parole, l’adeguamento all’inflazione sarà pieno solo per gli assegni fino a un certo importo, poi decresce all’aumentare del reddito. E risparmiare parte della pensione sarà dura.

Risparmiare parte della pensione dal 2024

Detto questo, ci si domanda se gli aumenti in arrivo da gennaio consentiranno ai pensionati di risparmiare qualcosa per gli imprevisti o le spese straordinarie. Ebbene, da alcuni sondaggi è emerso che il reddito disponibile dei pensionati è andato calando mediamente del 23% negli ultimi due anni. Due persone su cinque hanno dovuto attingere a risparmi o contrarre prestiti in banca per fronteggiare le spese ordinarie.

Se ne deduce che l’inflazione ha colpito più pesantemente di quanto si possa immaginare e che la perequazione automatica degli assegni del 2023 è stata insufficiente ad arginare l’ondata inflattiva. Anche perché i prezzi aumentano subito, mentre gli importi delle pensioni si adeguano a distanza di tempo. Il gap temporale, in assenza di cuscinetti e ammortizzatori (risparmi) ha infatti lasciato scivolare in povertà molti pensionati.

Risparmiare parte della pensione dal prossimo anno sarà quindi difficile, soprattutto per coloro che percepiscono rendite basse. Benché queste saranno rivalutate pienamente e anche di più (come le minime), la pressione sui prezzi farà perdere ulteriormente potere di acquisto alle famiglie.

Rivalutazione e potere di acquisto delle pensioni

Ma a soffrire saranno anche i pensionati con redditi medi, cioè da 2.500 euro a 4.500 euro.

Per costoro la rivalutazione dell’assegno, come nel 2023, sarà parziale e la perdita di potere di acquisto significativa. Solo fino a 4 volte l’importo del trattamento minimo 2023 (563,74 euro) l’adeguamento all’inflazione sarà pieno. Quindi fino a 2.255 euro circa la pensione aumenterà del 5,4%. In ogni caso, risparmiare parte della pensione in base a questi numeri sarà impresa ardua.

Oltre tale soglia ci saranno delle penalizzazioni crescenti. In altri termini, scatteranno dei tagli che produrranno effetti amplificativi nel tempo. La legge di bilancio in corso di approvazione prevede le stesse 6 fasce di rivalutazione delle pensioni di quest’anno, ma con un ritocco importante. La sesta fascia, quella superiore a 10 volte il trattamento minimo, scenderà dal 32% al 22%.

Il nuovo schema di adeguamento degli importi pensionistici da gennaio 2024, in base alla legge di bilancio, sarà quindi:

  • 100% fino a 4 volte il trattamento minimo;
  • 85% da 4 a 5 volte il trattamento minimo;
  • 53% da 5 a 6 volte il trattamento minimo;
  • 47% da 6 a 8 volte il trattamento minimo;
  • 37% da 8 a 10 volte il trattamento minimo;
  • 22% oltre le 10 volte il trattamento minimo.

Riassumendo…

  • Le pensioni nel 2024 aumenteranno del 5,4% in base ai dati preliminari sull’inflazione 2023.
  • Difficile risparmiare qualcosa con la pensione anche perché gli adeguamenti arrivano sempre dopo l’aumento dei prezzi.
  • Il potere di acquisto dei pensionati si riduce col passare degli anni, anche per le classi medie di reddito.