Sarà una riforma pensioni striminzita quella che il governo ha in mente di fare. Per superare quota 100, che scade alla fine del 2021, si punta a rafforzare Ape Sociale, ma, per il resto, il ritorno alle regole della Fornero pare scontato.

Quota 101, quota 41 e altre soluzioni che per tutta l’estate sono state studiate sembrano non attecchire. La ragione è una sola: lo Stato non può più spendere soldi che non ha per pagare le pensioni anticipate.

Super Ape Sociale al posto di quota 100

Si fa strada quindi una riforma pensioni soft, improntata più che altro a potenziare le misure che già esistono.

In particolare opzione donna e Ape Sociale. E proprio questa ultima, secondo indiscrezioni di stampa, dovrebbe allargarsi per includere molti lavoratori che resteranno tagliati fuori da quota 100.

L’obiettivo è consentire a più persone di anticipare la pensione – tramite l’indennità ponte chiamata Ape sociale, al massimo 1.500 euro lordi al mese – a 63 anni con 36 di contributi, a patto di aver svolto quella mansione negli ultimi anni di carriera.

L’intenzione del governo Draghi è quella di favorire la pensione anticipata a 63 anni di età (questo il requisito anagrafico di Ape Sociale) a più soggetti attualmente non ricompresi negli aventi diritto ad Ape Sociale.

Compito dell’Inps ora è di fare sintesi delle tabelle e calcolare l’impatto sui conti delle varie ipotesi. L’asticella – quante nuove categorie includere e quanto spendere – sarà poi decisa dal governo.

Verso la proroga al 2022

Quindi, per quanto riguarda Ape sociale, come opzione donna, il governo pensa di prorogarla di un altro anno, ma allargando la categoria dei lavoratori gravosi e usuranti. Attualmente sono solo 15 le categorie dei lavoratori beneficiari e si punta a raddoppiarle.

Ricordiamo che Ape Sociale consente ai lavoratori in difficoltà sociale di lasciare il lavoro a 63 anni possedendo determinati requisiti. Paletti molto stretti che sono dati dal possesso di almeno 30 anni di contributi oltre a:

  • essere in stato di disoccupazione;
  • assistere da almeno sei mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità:
  • essere riconosciuto invalido dalle commissioni di invalidità civile almeno al 74%;
  • svolgere alla data della domanda di Ape sociale da almeno 6 anni in via continuativa una o più delle attività gravose previste dalla legge (in questo caso servono 36 anni di contributi).