Tutti in attesa della fumata bianca per Quota 41. Perché? Cosa cambierebbe con la Riforma Pensioni?

Il nostro Paese ha un estremo bisogno di una riforma delle pensioni, non è un mistero per nessuno. Il dibattito prosegue e sotto i riflettori c’è Quota 41 per tutti, flessibilità in uscita, prepensionamento che non penalizzi pesantemente i lavoratori.

L’addio di Quota 100 è alle porte. Il 1° gennaio 2022 si rischia lo scalone di 5 anni per il ritorno e la stabilizzazione della pensione di vecchiaia della Legge Fornero a 67 anni di età.

Confrontare le varie soluzioni di flessibilità e di uscita anticipata diventa sempre più urgente. L’elemento di confronto principale sono i costi per le casse dello Stato.

Quota 41 per tutti: la proposta di prepensionamento più caldeggiata

Ricordiamo i requisiti di Quota 100 a cui diremo addio il 31 dicembre 2021: 62 anni di età con 38 anni di contributi.

La soluzione alternativa che trova il favore di molti è, ad oggi, Quota 41 per tutti. E’ l’ipotesi più accreditata da settembre.

Quota 41 estesa a tutti coloro che maturano almeno 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica: un’idea che trova il favore dei sindacati e di parte del Governo (tra cui Claudio Durigon, Sottosegretario all’Economia). Peccato, però, che non piaccia affatto alla Corte dei Conti.

Quota 41 per tutti è troppo costosa per le casse dello Stato, peggio di Quota 100. Per approvare questa misura e renderla più sostenibile in termini finanziari, bisognerebbe inserire penalizzazioni, renderla sperimentale fissando un tempo come è avvenuto per Quota 100 (a scadenza triennale).

Corte dei Conti: Quota 41 troppo costosa

Per il Recovery Plan, l’UE ha messo sul piatto per l’Italia 14 miliardi extra di fondi a condizione di non trascurare la priorità di ridurre la spesa pensionistica. Misure come Quota 100 saranno scartate a priori.

Il rapporto 2021 della Corte dei Conti mostra i dati aggiornati della spesa previdenziale;

–  dal 2012 al 2020, il sistema delle deroghe ha registrato oltre 711mila pensionamenti anticipati;

– questi trattamenti (senza contare 79.260 pensioni liquidate con l’APe Sociale e volontario) hanno costituito il 18,7% delle complessive pensioni erogate con un picco del 33,7% per Quota 100 (biennio 2019-2020).

Rispetto al 2018, Quota 100 ha portato ad un risultato del -12%.

La spesa previdenziale è un elemento critico per i conti pubblici: bisogna ridurla senza più rimandare. Quota 41 per tutti, così come viene proposta dai sindacati, rappresenta un problema di sostenibilità per le casse dello Stato. Questa è la situazione annunciata dalla Corte dei Conti.

Nel match tra costi e garanzia di flessibilità in uscita (senza penalizzazioni), vince l’abbattimento delle spese previdenziali.