Con l’addio a fine 2021 di Quota 100, i riflettori sono tutti puntati sulle Pensioni Quota 41 e sull’uscita dal lavoro a 62 anni. L’obiettivo numero uno è scongiurare lo scalone col ritorno alla Fornero.

L’incubo dello scalone di 5 anni (con la pensione di vecchiaia a 67 anni) deve essere evitato a tutti i costi. Luigi Sbarra (Cisl) chiede la neutralizzazione dello scalone nel 2022 rilanciando l’uscita anticipata dal lavoro a 62 anni.

Quota 41 per tutti è in rampa di lancio ma l’accordo tra Governo e sindacati tarda ad arrivare per alcune incognite e variabili.

Pensioni Quota 41 e uscita dal lavoro a 62 anni: le parole di Luigi Sbarra

In occasione della manifestazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil svoltasi a Firenze, il leader della Cisl Luigi Sbarra ha insistito sulla possibilità di aprire un tavolo per evitare lo scalone di 5 anni ne 2022. E’ quanto mai necessario ed urgente ricostruire un sistema previdenziale sostenibile, stabile e inclusivo.

Attendiamo di essere convocati ma bisogna farlo presto“.

La proposta dei sindacati è chiara: introdurre maggiore flessibilità in uscita a partire dai 62 anni con 41 anni di contributi, sufficienti per avere diritto alla pensione.

Queste le parole di Sbarra che ha aggiunto:

E’ arrivato il momento di procedere ad una riforma fiscale nel segno della progressività che sgravi pensioni e redditi da lavoro“.

Una riforma che lotti contro l’evasione e l’elusione, che chieda il giusto contributo alle multinazionali che, di questi tempi, hanno fatto affari d’oro.

Come funziona Quota 41

Quota 100 in scadenza il 31/12/2021 non verrà rinnovata: troppo costosa per le casse dello Stato. In tema di pensioni anticipate, Quota 41 risulta essere l’unica soluzione per garantire un trattamento di prepensionamento per il 2022. L’eventuale approvazione da parte del Governo Draghi di Quota 41 eviterebbe l’incubo dello scalone di 5 anni con il ritorno alla pensione di vecchiaia all’età di 67 anni.

E’ al vaglio la proposta di Quota 41 per tutti con la possibilità di uscire dal lavoro con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica. Ciò che non risulta ancora chiaro è la penalizzazione economica sul calcolo dell’assegno mensile per il lavoratore.

Quota 41 esiste già ma è una misura prevista per una platea ristretta di beneficiari, non per tutti (come chiedono i sindacati).

Attualmente spetta a:

– lavoratori precoci che abbiano maturato almeno 12 mesi continuativi di contributi prima del 19° anno di età e che, entro il 31/12/2026 maturino 41 anni di contributi;

– lavoratori disoccupati a causa di un licenziamento (individuale, collettivo) a seguito di dimissioni per giusta causa;

– disabili con oltre il 74% di invalidità riconosciuta;

– caregiver che assistono un disabile (parente di 1° grado) con handicap grave da almeno 6 mesi;

– lavoratori che svolgono mansioni usuranti da almeno 7 anni nell’ultimo decennio;

– lavoratori che svolgono attività usuranti, soggetti a turnazioni notturne, addetti alla catena di montaggio, autisti di bus con oltre 9 posti.