Dopo Quota 100 e Quota 102 è arrivata Quota 103. Sono tutte forme di pensione anticipata. Quindi, possibilità di uscire prima dal mondo del lavoro al raggiungimento di determinati requisiti (contributivo e anagrafico) che sommandoli devono raggiungere quella quota.

Tuttavia, la possibilità di pensione con Quota 100 e Quota 102 oggi non esiste più, se non per quelli che hanno maturato i requisiti, rispettivamente entro il 31 dicembre 2021 e 31 dicembre 2022.

La Quota 100, infatti, è stata prevista solo per il triennio 2019 – 2021- In sostanza, è permesso di andare in pensione a coloro che entro il 31 dicembre 2021 hanno maturato congiuntamente 38 anni di contributi e 62 anni di età.

Nel 2022 e solo per il 2022, è arrivata Quota 102. Vale a dire la chance di andarsene dal mondo del lavoro per chi, entro il 31 dicembre 2022, ha raggiunto congiuntamente 38 anni di contributi e 64 anni di età.

Diritto cristallizzato e l’arrivo di Quota 103

Si tratta di diritti cristallizzati, nel senso che chi ha raggiunto i requisiti entro le date previste, ha anche potuto decidere di continuare a lavorare, fermo restando la possibilità di scegliere solo successivamente di andare in pensione con Quota 100 o Quota 102.

Esempio

Antonio, entro il 31 dicembre 2022 aveva raggiunto Quota 102. Questi però ha deciso di non sfruttare tale chance e di continuare a lavorare. Può sempre decidere negli anni successivi di andare in pensione con Quota 102 visto che entro il 31 dicembre 2022 ne ha maturato il diritto.

Nel 2023 è arrivata Quota 103. Anche qui bisogna fare la somma tra anni di anzianità contributiva e anni di età anagrafica. Questa volta rispetto a Quota 102, si abbassa l’età anagrafica a 62 anni e si aumentano gli anni di contributi a 41. Quindi, può andare in pensione chi entro il entro il 31 dicembre 2023 matura congiuntamente:

  • 62 anni di età, ossia i nati nel 1961
  • e 41 anni di anzianità contributiva.

Il riscatto della laurea ai fini pensionistici

Per coloro che non hanno gli anni effettivi di lavoro (contributi) che servono per sfruttare Quota 103 (così come Quota 100 e 102), ma che hanno frequentato l’università c’è una strada percorribile (anche se costosa) per poter arrivare alla meta.

Ci riferiamo al riscatto della laurea. Lo strumento che permette di valorizzare, ai fini pensionistici, il periodo del proprio corso di studi che ha portato al conseguimento del titolo. In pratica è possibile, dietro pagamento di un onere contributivo, farsi riconoscere gli anni di studio all’università come validi ai fini pensionistici. Pagando l’onere contributivo, quindi, questi anni si trasformano in anni di contributi pensione. Per accedere al riscatto della laurea bisogna fare domanda all’INPS.

Si pensi ad un soggetto che ha fatto 5 anni di università, il quale è un lavoratore che nel 2023 raggiunge 62 anni di età e 37 anni di lavoro (contributi). Stando così le cose, non potrebbe sfruttare Quota 103, in quanto gli mancano 4 anni di contributi per averne 41. Questi potrebbe chiedere il riscatto della laurea e, quindi, raggiungere i 41 anni di contributi, così da potersene andare con Quota 103.

Tale possibilità è stata espressamente ammessa per Quota 102 (Circolare INPS 8 marzo 2022) e per analogia possiamo ritenerla estesa anche a Quota 103 e Quota 100.

Quota 103, la laurea salva la pensione

Coloro che nel 2023 raggiungono 41 anni di contributi e 62 anni di età possono, dunque, decidere di andare in pensione con Quota 103.

Così come hanno potuto o possono andarsene in pensione coloro che:

  • entro il 31 dicembre 2022 hanno maturato 38 anni di contributi e 64 anni di età (Quota 102)
  • entro il 31 dicembre 2021 hanno maturato 38 anni di contributi e 64 anni di età (Quota 100).

Per chi mancano, ad esempio, anni di contributi per raggiungere il requisiti contributivo per Quota 103 (41 anni di contributi) si può valutare la convenienza a riscattare gli anni della laurea.