Con la fine di Quota 100 al 31 dicembre 2021, e con l’introduzione di Quota 102 per il solo anno 2022, il legislatore non ha fatto altro che rinviare di un anno una decisione non presa. Inoltre, Quota 102 danneggerà molti lavoratori che avevano risposto il loro pensiero nel pensionamento in questi mesi.

E’ quanto sottolineato dall’ex Presidente INPS, Antonio Mastrapasqua, al quale, questa soluzione transitoria del sistema pensionistico pensata dal legislatore nella Legge di Bilancio 2022, non va proprio giù.

La fine di Quota 100 e l’arrivo di Quota 102

L’attuale Quota 100, salvo clamorosi ripensamenti da qui a fine anno, finisce il 31 dicembre 2021.

Il sistema che permette agli italiani di andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi (ecco perché Quota 100) è stato introdotto, in via sperimentale, per chi maturasse i citati requisiti, anagrafici e contributivi, nel triennio 2019 – 2021.

Finito il periodo sperimentale, il governo era chiamato a trovare una soluzione per il prosieguo. Senza alternative a Quota 100, nel 2022 il rischio era quello di un ritorno alla Fornero (innalzamento a 67 anni di età, quindi 5 anni in più).

La soluzione è stata, tuttavia, trovata, anche solo in via transitoria, introducendo, la nuova Quota 102, ossia la pensione con 64 anni di età e 38 anni di contributi.

Chi sono i lavoratori beffati

La nuova quota di pensionamento (se confermata nel testo definitivo della legge di bilancio 2022) non piace molto.

In primis rappresenta un danno per molti lavoratori, mentre ne beneficeranno solo in pochi. Si pensi ad un soggetto che oggi ha 61 e 37 anni di contributi. Con la scomparsa di Quota 100 e l’introduzione di Quota 102, dovrà aspettare ancora per godere della pensione.

Inoltre, questa soluzione transitoria, come evidenziato da Matrapasqua, è solo un rinvio di una decisione. Il problema si ripresenterà a fine 2022, quando finirà anche Quota 102. Gli italiani, invece, hanno bisogno di certezze per poter organizzare il loro futuro.

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